Più di 70mila sfollati siriani vivono attualmente nella zona desertica smilitarizzata di Rukban al confine tra la Siria e la Giordania, una posizione inaccessibile alle organizzazioni umanitarie, che tentano di fornire aiuti quando possibile per i rifugiati bloccati lì.
Rukban, riporta Efe, è a 46 chilometri da l’ultimo punto in cui c’è una strada; le agenzie delle Nazioni Unite che lavorano nella zona hanno detto che non sono riuscite a fornire cibo al campo profughi ufficiale, tranne che nel periodo tra novembre 2016 e gennaio 2017, dopo la stagione delle piogge ha devastato il percorso di 46 chilometri che conduce alla zona.
L’area è a soli tre chilometri dalla zona controllata dallo Stato islamico e dalla provincia di Mafraq, ai confini di Siria e Iraq.
Senza copertura telefonica o internet, gli operatori umanitari hanno conosciuto le condizioni di vita a Rukban quando uno di loro è giunto in una clinica in Giordania, prima di tornare alla zona di confine.
Siria e Giordania hanno delimitato delimitato questo territorio nel bel mezzo del deserto con dune di sabbia, lasciando uno spazio intermedio senza sovranità di uno dei due paesi, e senza lasciare l’accesso ai lavoratori delle Nazioni Unite.
I siriani hanno sempre incontrato una serie di restrizioni all’entrata di Rukban come rifugiati, ma dal 21 giugno, data di una attacco suicida da Daesh che ha ucciso sei soldati giordani in prossimità del campo, l’arrivo dei richiedenti asilo è stato completamente paralizzato.
L’assistenza fornita da parte delle organizzazioni umanitarie è stata quindi limitata: la distribuzione di cibo nel mese di agosto, dopo due mesi di penuria, è stata effettuata attraverso gru che lasciano cadere alimenti di base in mezzo al campo dal lato giordano.
Amnesty International ha condannato le autorità giordane a settembre, perché hanno impedito l’accesso agli aiuti umanitari diretti verso Rukban, dopo la chiusura dei passaggi che portano al campo, che non ha smesso di crescere per due anni.
A dicembre, le organizzazioni internazionali sono stati in grado di creare uno spazio di servizio adiacente per l’assistenza sanitaria sul lato della Giordania, così come un centro di distribuzione di cibo sul lato della Siria.
Maddalena Ingroia