GIAPPONE. Tokyo si addestra contro l’invasione cinese

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Il Giappone ha simulato un’invasione “straniera” delle isole Senkaku/Diaoyu nel Mar Cinese Orientale con un’esercitazione che ha coinvolto le forze di autodifesa, la guardia costiera e la polizia.

Tokyo inizialmente ha detto che l’esercitazione nella prefettura di Nagasaki del 20 novembre non era “intesa per un’isola specifica o un paese”. Ma fonti governative hanno detto che l’isola usata assomigliava a una delle isolette Diaoyu/Senkaku, che sono controllate dal Giappone, ma rivendicate dalla Cina.

Stando a Scmp, a novembre 2021 il Giappone ha condotto un’esercitazione in un’isola remota del sud-ovest, ipotizzando che forze straniere avessero occupato le isole amministrate dal Giappone e rivendicate dalla Cina, note come Diaoyu, in cinese / Senkaku in giapponese.

Diverse fonti governative, riporta Kyodo News, hanno detto che un’esercitazione che ha coinvolto le Forze di autodifesa, la guardia costiera e la polizia ha avuto luogo su un’isola disabitata nella prefettura di Nagasaki con caratteristiche simili all’isola Uotsuri, uno degli isolotti che compongono le isole Diaoyu/Senkaku nel Mar Cinese Orientale.

Dopo l’esercitazione di due giorni, iniziata il 20 novembre sull’isola di Tsutara a Goto, nella prefettura di Nagasaki, il governo aveva detto che l’esercitazione era volta a migliorare la risposta del Giappone a situazioni di emergenza nelle aree insulari del paese, e non era «destinato a un’isola specifica o a un paese».

Ma, stando all’agenzia nipponica, l’obiettivo era quello di migliorare la cooperazione tra il Msdf e la guardia costiera per prepararsi a situazioni di “zona grigia” che si creano in vista di un vero e proprio attacco militare al Giappone.

Le manovre sarebbero state uno «sviluppo molto necessario e positivo» da una prospettiva giapponese. Fino ad ora, la Sdf e la guardia costiera avevano avuto piani diversi per affrontare un potenziale sconfinamento da parte di forze straniere, non agivano assieme. Ora, stanno cercando di determinare esattamente come farlo. Le isole Diaoyu sono un gruppo di isolotti disabitati situati a circa 170 km a nord-est della punta settentrionale di Taiwan.

Le relazioni tra Giappone e Cina sono state logorate dalla questione di queste isole e dai commenti recenti fatti da leader politici come l’ex-primo Ministro Shinzo Abe su Taiwan.

Pechino ha inviato navi della guardia costiera negli isolotti contesi, creando allarme a Tokyo su una possibile occupazione degli isolotti da parte della milizia marittima cinese, cioè i pescatori operano accanto alle navi ufficiali; inoltre la Cina ha approvato una legge all’inizio di quest’anno che permette alla sua guardia costiera di sparare su navi straniere in acque contese.

Stando a Kyodo, il governo giapponese ha scelto Tsutara per tenere l’esercitazione perché la sua forma costiera e le sue ripide scogliere sono simili alle caratteristiche di Uotsuri.

Usando elicotteri e barche, i membri delle diverse unità hanno tenuto esercitazioni di atterraggio e hanno esaminato i ruoli e il coordinamento delle diverse entità, tra cui un’unità di difesa delle isole remote della Forza di autodifesa terrestre.

L’11° Quartier generale regionale della guardia costiera con sede a Naha, nella prefettura di Okinawa, e la squadra della polizia prefettizia incaricata di sorvegliare le isole remote si sono uniti all’esercizio.

In Giappone, la guardia costiera e la polizia sono incaricate di mantenere la sicurezza delle terre e delle acque territoriali, ma la Sdf interviene quando la situazione si aggrava. Secondo la costituzione pacifista del Giappone del dopoguerra, il suo esercito è limitato solo ad azioni difensive.

La Segreteria di Gabinetto ha detto il 22 novembre che circa 400 persone hanno partecipato all’esercitazione: era la prima volta che il governo ammettesse la realizzazione di una esercitazione che coinvolgeva la Sdf, la guardia costiera e la polizia.

Finora il Giappone ha cercato di utilizzare la guardia costiera per rispondere alle intrusioni delle navi del governo cinese o di navi civili, come le barche da pesca, con le navi da guerra giapponesi tenute di riserva. In pratica, la mancanza di coordinamento ha portato a ritardi nel passaggio delle informazioni, il che significa inevitabilmente che la marina nipponica potrebbe essere lenta a rispondere a un incidente più grave se la sua presenza fosse richiesta.

La consapevolezza di Tokyo di dover migliorare l’interconnettività operativa tra le sue unità di prima linea è stata sottolineata da altre esercitazioni la scorsa settimana nelle acque a sud della capitale.

In questa occasione, due navi della guardia costiera hanno tentato di fermare una nave militare cinese che si avvicina alle isole Diaoyu/Senkaku, ma che hanno poi dovuto far intervenire le unità della marina militare, Msdf, per assisterle nel confronto.

Antonio Albanese