Il Giappone non si unirà agli Stati Uniti nella missione di sicurezza per proteggere le navi mercantili che attraversano le vie d’acqua strategiche del Medio Oriente e prenderà invece in considerazione il dispiegamento dei suoi militari in modo indipendente.
Stando a quanto riporta Yomiuri il Giappone si è da tempo mostrato riluttante ad unirsi agli Stati Uniti, il suo alleato più importante, nei suoi sforzi per costituire la coalizione a causa dei suoi stretti legami economici con l’Iran, uno dei principali fornitori di petrolio. Citando fonti governative non identificate, lo Yomiuri ha detto che il Giappone stava considerando un piano per inviare la sua Maritime Self-Defense Force in missioni di raccolta informazioni nelle aree marittime intorno allo Stretto di Hormuz e al Bab al-Mandab tra Yemen, Gibuti ed Eritrea. Tokyo ha aperto nel 2011 una usa base navale a Gibuti.
Tokyo starebbe considerando anche di includere lo Stretto di Hormuz nella sfera di attività della Sdf se l’Iran fosse d’accordo, prosegue il giornale nipponico. L’Iran ha denunciato gli sforzi degli Stati Uniti per costituire la coalizione e dice che i paesi della regione possono proteggere i corsi d’acqua e lavorare per firmare un patto di non aggressione.
Il governo giapponese ha programmato di prendere la sua decisione politica finale, compreso se il piano è fattibile, dopo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite alla fine di questo mese, prosegue lo Yomiuri.
Il commercio globale delle materie prime è stato scosso negli ultimi mesi dal sequestro di una petroliera britannica e da una serie di attacchi a navi mercantili di diverse nazioni di cui gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno accusato l’Iran. Teheran nega, da sempre, il coinvolgimento.
Il mese scorso la Gran Bretagna è diventata il primo alleato degli Stati Uniti ad annunciare la sua partecipazione, anche se la maggior parte dei paesi europei sono stati riluttanti a firmare per paura di aumentare la tensione nella regione.
Lucia Giannini