GIAPPONE. Suga vuole incontrare Kim Jong Un, nonostante Biden

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Il primo ministro giapponese Yoshihide Suga è ancora disposto a incontrare il leader nordcoreano Kim Jong Un, ha detto il 30 marzo il portavoce del governo giapponese, dopo che la Casa Bianca ha escluso un vertice tra Kim e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel prossimo futuro. Come riporta Kyodo News, questa apertura sottolinea la speranza di Tokyo per un progresso nel garantire il ritorno dei cittadini giapponesi rapiti da agenti nordcoreani negli anni ’70 e ’80 del Novecento, ma potrebbe essere visto come una punto di svolta verso gli sforzi di Washington per fare pressione su Pyongyang per denuclearizzarsi. Suga ha detto che dopo essere entrato in carica lo scorso settembre avrebbe ereditato la volontà del suo predecessore Shinzo Abe di incontrare Kim “senza precondizioni”.

In conferenza stampa, il capo segretario di gabinetto Katsunobu Kato ha detto che Suga “mantiene fermamente” la posizione presa da Abe. Biden ha detto che gli Stati Uniti “risponderanno di conseguenza” se la Corea del Nord sceglie di aumentare ulteriormente le tensioni dopo il test del missile balistico della scorsa settimana, ma ha anche detto che la porta rimane aperta per “qualche forma di diplomazia”.

La Casa Bianca aveva escluso l’idea di un incontro sullo stile di Trump. L’amministrazione Biden sta rivedendo la sua politica sulla Corea del Nord dopo che i tre vertici del suo predecessore Donald Trump con Kim non sono riusciti a produrre un accordo alla luce del disaccordo sul livello di sanzioni che Pyongyang dovrebbe ottenere per ridurre i suoi programmi nucleari e missilistici.

Nel frattempo, il Giappone estenderà di due anni le proprie sanzioni sulla Corea del Nord, che consistono in un divieto totale del commercio bilaterale e nel vietare l’ingresso alle navi che si sono fermate in un porto nordcoreano. Le sanzioni, che sono state imposte per la prima volta nel 2006 e gradualmente ampliate nella loro portata, sono passate attraverso ripetute estensioni con l’ultima scadenza che arriva il 13 aprile.

L’ultima estensione di due anni deve essere approvata dal gabinetto. Le sanzioni hanno lo scopo di spingere la Corea del Nord ad affrontare la questione dei rapimenti, anche se gli sforzi del Giappone si sono arenati dopo che l’accordo del 2014 per indagare sul destino delle vittime è scaduto.

Il Giappone elenca ufficialmente 17 cittadini che sono stati rapiti da agenti nordcoreani, compresi cinque che sono stati rimpatriati, ma sospetta il loro coinvolgimento in molte altre sparizioni.

Antonio Albanese