GIAPPONE. Suga riapre la questione delle Curili con la Russia

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Le isole Curili, o i Territori del Nord secondo la dizione nipponica, sono al centro di una relazione difficile tra Russia e Giappone. L’Urss ha occupato le isole tra agosto e settembre 1945. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, il territorio conteso e le questioni correlate, compreso il Trattato di pace tra i due paesi, sono al centro delle relazioni tra Masca e Tokyo.

Negli ultimi tempi ci sono stati notevoli motivi per suggerire che la parte russa ha preso o è stata costretta ad adottare un approccio gelido per risolvere la disputa delle isole Curili a causa dell’opinione pubblica interna.

La nuova costituzione adottata dalla Russia nel luglio 2020 ha reso un crimine qualsiasi alienazione dei territori russi o la richiesta di concessioni territoriali. Queste leggi si applicano allo stesso modo ad ogni parte della Russia, comprese quelle con qualche controversia, come le isole Curili, la Crimea e Kaliningrad. Gli ultimi dati di un sondaggio d’opinione pubblicati dal governo del Giappone mostrano che il popolo giapponese ha una profonda comprensione delle implicazioni di sicurezza e dello stato attuale delle relazioni con la Russia. I dati indicano anche che più dell’85% dei giapponesi intervistati non hanno una percezione positiva della Russia, riporta Asia Times.

Sia il primo Ministro giapponese Yoshihide Suga che il presidente russo Vladimir Putin hanno ripetutamente espresso il loro desiderio di mantenere la cooperazione bilaterale. Tuttavia, la parte russa insiste nel dissociare il trattato di pace dalla prospettiva di restituire le isole al Giappone, mentre Tokyo continua nella politica che preveda la restituzione delle isole.

Le motivazioni pragmatiche che spingono le due parti a impegnarsi sulla questione è il desiderio di far avanzare i loro interessi economici. La Russia desidera investimenti da parte delle imprese giapponesi per diversificare ed elevare la sua economia; il Giappone desidera avere accesso illimitato alle acque intorno alle isole, che sono in una delle zone di pesca commerciale più redditizie del mondo.

Come Shinzo Abe, anche Suga e la sua amministrazione sembrano continuare con la cooperazione economica come principale strumento di persuasione. L’unica differenza tra l’approccio dei due leader è che Abe si è concentrato sulla restituzione di due sole isole, mentre Suga punta a tutte e quattro. Storicamente, il Giappone ha preso le quattro isole Curili più meridionali solo «circa 200 anni fa e sotto forma di colonizzazione a spese del popolo locale Ainu», maltrattato dalle autorità giapponesi del tempo, non diversamente da come i nativi americani.

Con enormi implicazioni sull’intero quadro di sicurezza della regione Asia-Pacifico, la catena delle isole Curili sono strategicamente e commercialmente importanti. Le isole potrebbero servire come base operativa avanzata per le forze russe per proiettarsi nel Pacifico. Non è una coincidenza che siano servite come punto di partenza per le navi della Marina imperiale giapponese che attaccarono Pearl Harbor, Hawaii, nel 1941, attirando gli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale.

Ci sono anche buone ragioni per credere che se le isole dovessero mai passare sotto la giurisdizione del Giappone, potrebbero essere usate per minacciare l’Estremo Oriente russo e la logistica marittima che sostiene la sua economia. La minaccia potrebbe andare da un blocco degli stretti di Tsugaru e Soya, che potrebbe tagliare fuori la terraferma russa dalle Curili meridionali, a negare alla Marina russa un accesso sicuro al suo bastione nel Mare di Okhotsk quando transita dal Pacifico.

Il principale partner di sicurezza del Giappone sono gli Stati Uniti, e questo è un motivo di sospetto per Mosca. Secondo il ministero della Difesa giapponese, la Russia ha ora un numero considerevole di truppe, veicoli blindati e sistemi avanzati di difesa aerea sulle Curili e su Sakhalin. Mosca attribuisce anche le sue recenti esercitazioni militari sulle Curili come mirate non al Giappone, ma per mantenere capacità difensive credibili contro le forze statunitensi nella regione, comprese quelle di stanza in Giappone.

In termini di partnership di sicurezza nella regione Asia-Pacifico, la Russia mantiene le sue opzioni diverse e corteggia sia la Cina che l’India.

Come misura tattica, gli aerei militari russi e cinesi conducono sortite di combattimento congiunte sul Mar del Giappone e sul Mar Cinese Orientale, chiaramente finalizzate a segnalare la deterrenza convenzionale contro gli avversari comuni nella regione, compreso il Giappone.

Antonio Albanese