GIAPPONE. Modificata la spesa per la Difesa. Tokyo riavrà le portaerei

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Il Partito liberaldemocratico giapponese, partito di governo, ha approvato la richiesta del Primo ministro Shinzo Abe di rimuovere il limite psicologico dell’1% sulla spesa per la Difesa rispetto al prodotto interno lordo che è in vigore dagli anni Settanta.

Come riporta Asahi Shimbun, il Partito liberaldemocratico di Abe ha dato la sua benedizione per trasformare la Izumo in una vera e propria portaerei. La nuova posizione di spesa aggiunge un’ulteriore dimensione alle mosse di Abe per modificare radicalmente la politica militare nipponica, orientata solo alla difesa.

La proposta è stata trasmessa in anticipo rispetto ai tentativi del governo di delineare le nuove linee guida del programma di Difesa nazionale e del programma di Difesa a medio termine entro la fine dell’anno. Il partito di Abe ha detto che il Giappone «deve affrontare la crisi più grave del dopoguerra», facendo riferimento ai programmi nucleari e missilistici della Corea del Nord e alla crescente presenza marittima della Cina nella regione. L’introduzione di una portaerei sarebbe un vantaggio per le operazioni della Forza Marittima di Autodifesa, riporta il giornale.

Tra le altre proposte avanzate, il Giappone ha acquisito la capacità di attaccare basi missilistiche in paesi ostili e di possedere missili da crociera. Il partito di Abe ha inoltre appoggiato le richieste del Giappone di avere una presenza più forte nello spazio e nella cybertechnology, oltre a potenziare le capacità delle forze di autodifesa terrestri, marittime e aeree.

Per quanto riguarda la proposta di avere la capacità di colpire basi missilistiche, il partito ha detto che tutto era «basato sul concetto che separa chiaramente l’azione da un attacco preventivo che non è consentito dalla Costituzione e dal diritto internazionale».

La spesa per la difesa del Giappone è rimasta per lo più all’interno dell’1% del PIL dalla fine degli anni Settanta. Ma il partito liberlaldemocratico ne ha chiesto la rottamazione, citando l’obiettivo del 2% previsto già dalla Nato per le nazioni membro.

Antonio Albanese