GIAPPONE. L’incubo della marina cinese e la nuova potenza marittima del sol Levante

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Il Giappone è sempre più preoccupato dell’assertività marittima cinese sulle Senkaku.

La legge cinese sulla polizia marittima, che permette alle navi della sua guardia costiera di usare le armi se si ritiene che la sovranità del paese sia stata violata, è entrata in vigore il primo febbraio. La Cina rivendica la sovranità sulle isole Senkaku, nella prefettura di Okinawa, e potrebbe far applicare la legge, cioè aprire il fuoco, verso le navi di pattuglia della guardia costiera giapponese e ai pescherecci che navigano vicino alle isole.

L’anno scorso, ci sono stati otto incidenti con navi della Guardia Costiera cinese che si sono avvicinate ai pescherecci giapponesi, un forte aumento rispetto ai quattro che si sono verificati tra il 2013 e il 2019 dopo che il Giappone ha nazionalizzato le Senkaku. Il governo giapponese vuole prevenire una situazione in cui le barche da pesca giapponesi sono regolarmente interferite dalle navi cinesi nelle acque territoriali, riporta Asia News Network.

Se si sviluppassero circostanze in cui la Cina sembra far rispettare la propria legge nelle acque territoriali giapponesi, il controllo effettivo del Giappone sulle isole Senkaku potrebbe essere messo in dubbio.

Dopo che l’apertura dell’amministrazione Biden, Giappone e Stati Uniti hanno confermato che l’articolo 5 del trattato di sicurezza tra Giappone e Stati Uniti, che stabilisce l’obbligo di difesa congiunta nei «territori sotto l’amministrazione del Giappone”, si applica alle isole Senkaku. Argomento poi confermato dai successivi colloqui tra Biden e Suga e tra i ministri della Difesa e degli Esteri delle due nazioni. Questa ripetuta conferma aveva lo scopo di sottolineare l’effettivo controllo del Giappone sulle Senkaku e mettere un freno alla Cina.

Anche se il Giappone è ancora vincolato dalla sua costituzione pacifista del 1947, che afferma che non dovrebbe mantenere forze armate con potenziale bellico, l’esercito giapponese è comunque diventato uno dei più potenti e tecnologicamente avanzati del mondo, riporta Asia Times.

Secondo il più recente rapporto 2020 dell’Istituto Internazionale di Studi Strategici, con sede a Londra, il Giappone ha ora l’ottavo più grande budget militare del mondo, dietro solo a Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita, Russia, India, Regno Unito e Francia.

Il 21 dicembre, il governo Suga ha approvato il nono aumento consecutivo della spesa militare, che ora ammonta a 52 miliardi di dollari all’anno. Suga ha continuato la politica di espansione militare del suo predecessore; il recente aumento serve a finanziare lo sviluppo di un caccia stealth e di missili antinave a lungo raggio. Il Giappone sta anche costruendo più navi da guerra, compresa la sua prima portaerei dalla Seconda guerra mondiale, per eguagliare la presenza cinese.

Accanto agli Usa, anche Taiwan ha stretto legami con Tokyo.

L’Annua diplomatico del Giappone del maggio 2020 identifica Taiwan come un «partner estremamente importante»; senza Taiwan, la stringa di isole che ha lo scopo di contenere la Cina in caso di un conflitto più ampio non sarebbe completa.

In Giappone, quella stringa si estende da Hokkaido nel nord a Okinawa nel sud e via Taiwan fino alle Filippine, le isole Pratas controllate da Taiwan e l’isola Taiping, o Itu Aba, la più grande delle isole naturali nel Mar Cinese Meridionale; isola fortificata con grandi strutture militari.

Antonio Albanese