GIAPPONE. Ishiba Premier. Quali implicazioni per la politica estera?

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In seguito a una votazione parlamentare dal risultato ampiamente anticipato, la Dieta Nazionale ha eletto come primo ministro il nuovo presidente del Partito Liberal Democratico (LDP) Shigeru Ishiba, il quale ha successivamente ricevuto il mandato ufficiale dall’imperatore Naruhito e annunciato la composizione del suo Gabinetto.

Colpito da diversi scandali di utilizzo improprio delle finanze, lo scorso 27 settembre l’LDP aveva scelto Ishiba come suo leader per invertire la propria crisi di popolarità. Il nuovo PM, infatti, è stato un duro critico del governo Kishida e un sostenitore della necessità di maggior trasparenza rispetto alle spese del Partito. Le sue posizioni generalmente centriste, inoltre, lo mettono nella posizione perfetta per accaparrarsi il voto della fetta “indecisa” dell’elettorato alle prossime elezioni generali, strappandola all’avversario Yoshihiko Noda (Partito Costituzionale Democratico, CDP), leader dell’opposizione ed ex primo Ministro.

Più che queste considerazioni elettorali, però, il campo che entra in maggiore rilievo con Ishiba è quello della politica estera e di sicurezza. Il nuovo PM è stato già direttore dell’ex Agenzia della Difesa, poi ministro della Difesa e si considera un gunji otaku, ovvero un nerd di affari militari. 

Nonostante si preveda che l’alleanza con gli Stati Uniti e il contenimento della Cina rimangano capisaldi strategici del Giappone anche con Ishiba, quest’ultimo ha avanzato idee eterodosse riguardo alla politica estera che intende perseguire, con il potenziale di creare frizione sia con Washington che con Pechino. 

Il nuovo PM ha affidato a un articolo comparso sul sito dello Hudson Institute, noto think tank americano, i suoi punti fondamentali di politica estera e di sicurezza che – sia per contenuto che per retorica – tradiscono un senso di sfiducia verso l’impegno degli Stati Uniti nell’Indopacifico, probabilmente anche a causa delle imminenti elezioni USA e il possibile reinsediamento di Donald Trump.

Innanzitutto, Ishiba spinge per correggere l’”asimmetria” nell’alleanza fra USA e Giappone, che in questo frangente significherebbe incrementare le capacità militari nipponiche e ricavarsi una maggiore autonomia strategica dagli USA. Ishiba ha anche suggerito una revisione del documento che regola la presenza di basi e truppe americane sul suolo giapponese, proponendo ad esempio una gestione congiunta delle basi di Okinawa e la costruzione di basi giapponesi su suolo americano (Guam). 

Inoltre, Ishiba sostiene l’idea di una “NATO asiatica”. Secondo il Primo Ministro tale accordo di difesa collettiva dovrebbe essere costruito con una solidificazione dell’attuale approccio latticework e ponendo al centro l’alleanza Giappone-USA. Una simile alleanza prevedrebbe, secondo Ishiba, la condivisione e l’introduzione nella regione di armi nucleari da parte degli Stati Uniti. 

Valerio Morale

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