Shinzo Abe ha firmato un accordo commerciale con l’Unione Europea, un patto che è entrato in vigore a febbraio 2019. Combinando la più grande zona di commercio senza frontiere del mondo e la terza economia globale, si tratta del più grande accordo di libero scambio del mondo.
Inoltre Tokyo ha vinto le resistenza Ue su due punti: uno riguarda un accordo per allentare le restrizioni post-Fukushima sulle importazioni di prodotti alimentari dal Giappone: una spinta per il “Brand Japan”, sofferente dagli eventi del 2011. Questo fatto suggerisce che l’Ue ha appena spianato la strada ad altri per normalizzare i rispettivi flussi commerciali agricoli giapponesi.
La vittoria ancora più grande è un massiccio affare infrastrutturale per aumentare la connettività tra l’Asia e l’Europa, considerata la risposta di Abe alla Belt and Road Initiative di Xi Jinping.
Mentre né Abe né il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno fatto riferimento specifico alla Cina: al momento della firma dell’accordo Pechino era il convitato di pietra.
Abe, riporta Asia Times, ha posizionato il Giappone come alternativa infrastrutturale di “qualità”. La Cina ha una meritata reputazione per i progetti di non elevata qualità e altamente inquinanti; Juncker fa eco ai punti di discussione di Tokyo quando spiega che «la connettività deve essere sostenibile in termini finanziari. Dobbiamo lasciare alla prossima generazione un mondo più interconnesso, un ambiente più pulito e non montagne di debiti. Si tratta anche di creare interconnessioni tra tutti i paesi del mondo e non solo la dipendenza da un paese».
Ed ecco che tra le righe si legge Pechino. Mentre Xi lavora per ricreare la vecchia Via della Seta, Abe posiziona Tokyo come un bastione del mondo sviluppato di rotte commerciali “libere e aperte”. Queste vie stanno, saggiamente, conducendo il Giappone verso l’Europa. Il Giappone e l’unione delle forze dell’UE creano una scala che Pechino non può ignorare.
A suo favore stanno poi i “muri” di Trump, nonostante il Giappone dipenda unicamente dall’ombrello di sicurezza di Washington. Da qui sta la serie di iniziative di cooperazione nella difesa dal 2017. Per il Giappone è complicato, data la costituzione pacifista del dopoguerra, ma tali legami si sono rafforzati a febbraio con l'”accordo di partenariato strategico” con l’Ue, che include disposizioni per la cooperazione in materia di sicurezza, comprese eventuali esercitazioni militari. Mentre Trump brucia ponti, Abe li sta costruendo con l’Unione europea. E, nel processo, rafforza l’importanza geopolitica di Tokyo a livello globale. A partire dall’area del Sud-Est asiatico. Abe sta quindi contrastando la crescente influenza della Cina in modi che ampliano non solo le alleanze del Giappone, ma anche la sua impronta globale.
Luigi Medici