GIAPPONE – Tokyo. Il Giappone terza economia mondiale attualmente in recessione si prepara al voto che avverrà il 16 dicembre. I contendenti più accreditati sono il Partito Democratico, che ha guidato il Paese negli ultimi tre anni, e il Partito Liberaldemocratico, il cui leader, Shinzo Abe, attualmente è dato per favorito.
A preoccupare come del resto un po’ in tutti i Paesi industrializzati è la fetta di indecisi, calcolata per il Giappone intorno al 41%. Lo scioglimento anticipato delle Camere da parte del Premier, Noda Yoshihiko, sembra dovuto a una sorta di fiscal cliff, meccanismo secondo il quale se il debito pubblico è troppo alto scatta in automatico l’aumento delle tasse, difficile da gestire.
Al centro del dibattito elettorale il tema del nucleare o meglio l’approvvigionamento energetico. Il Giappone privo di materie prime e di petrolio dipende energicamente dall’estero, nei giorni scorsi in un articolo a firma di Graziella Giangiulio si è trattato sulla nostra testata di quanto Tokyo stia investendo in contratti a lungo termine per l’approvvigionamento del gas (http://www.agccommunication.eu/energia-it/risorsenaturali-it/2218-eurasia-russia-gas-giappone.html). Il disastro di Fukushima ha sancito la parola fine all’energia nucleare, almeno così come è intesa fino ad oggi. Un legge di agosto infatti proibisce al Giappone di dare vita a nuove centrali nucleari al massimo può concludere i progetti che erano già in itinere con l’obiettivo di chiudere tutte le centrali in 30 anni.
Il problema è che un sostituto energetico del nucleare ancora non c’è. Il Giappone è un paese fortemente industrializzato e tecnologico e quindi la a sua economia dipende molto dal costo dell’energia. Assolutamente indispensabile quindi trovare nel più breve tempo possibile energia a basso costo per il rilancio dell’economia attualmente in stagnazione. Il PIL è in contrazione dello 0,9% nel terzo semestre e del 3,5% su base annua.
La recessione internazionale, inoltre, influisce molto su un Paese fortemente dipendente dall’export. E ancora, tra i problemi da affrontare nell’immediato le relazioni con il gigante Cina. Con Pechino ottimi rapporti non ci sono mai stati, ma ora, con la vicenda delle isole Senkaku-Diaoyu, per interessi fortemente economici che riguardano il controllo delle Zee (Zone economiche esclusive) circostanti, e per il petrolio che c’è sui fondali si sono deteriorati. Notizia di due giorni fa, gli aerei da guerra giapponesi che sorvolavano le isole, poi c’è la vicenda della a Corea del nord, irrequieta e instabile, e anche qui le notizie recenti non sono rassicuranti il Giappone ha schierato gli antimissile per via del lancio del satellite della Corea del Nord.
I due candidati hanno presentato programmi politici molto differenti: se vincesse Shinzo Abe – Partito Liberaldemocratico il Giappone si orienterebbe verso una politica fiscale aggressiva e espansiva per combattere la recessione. Le probabili mosse di Tokyo sarebbero in stile USA: quantitative easing, stampare moneta e abbassare i tassi di interesse per arrivare al 3% di inflazione; programma di opere pubbliche; politica estera anticinese; rilanciare le esportazioni, favorendo il deprezzamento dello yen; riforma dell’articolo 9 della Costituzione giapponese, ovvero la clausola pacifista che vieta al Giappone di esercitare l’autodifesa collettiva; trasformare le Forze di autodifesa in Esercito nazionale; evitare una politica energetica anti-nuclearista (sarebbe un danno all’economia perché causerebbe eccessiva dipendenza dall’estero); cercare una maggiore collaborazione con gli USA.
Al contrario se vincesse il candidato del partito democratico Noda Yoshiko, la politica giapponese guarderebbe più verso l’Europa e l’Asia. Nel suo programma si parla di contenimento deldebito e i problemi di budget del post Fukushima; promuovere una politica energetica “verde” e sostenibile, chiusura delle centrali nucleari; mantenere buoni rapporti con gli USA; posizione soft nella politica estera (nuovi FTA – free trade agreement – con Corea del Sud e Cina) con la promozione del disarmo globale.
In questo scenario, una nota di rilievo la rivestono i partiti minori che non hanno posizioni coerenti e univoche sull’energia, la politica estera e i mezzi per rilanciare l’economia. Il futuro della politica del Giappone, molto dunque dipenderà per il futuro del Giappone dalle coalizioni che verranno a crearsi nel dopo elezioni