Rush finale per la nuova Difesa nipponica

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GIAPPONE – Tokyo 18/09/2015. Il governo giapponese ha iniziato, il 18 settembre, il rush finale per l’adozione delle modifiche legislative che consentono un nuovo ruolo alle sue forze di difesa.

Il primo ministro Shinzo Abe ribadisce che un simile provvedimento segnerebbe il più grande cambiamento nella politica di difesa dal dopoguerra ed è di vitale importanza per affrontare le nuove sfide, come una Cina in ascesa. Gli Stati Uniti accoglierebbero con favore un simile cambiamento, ma i decreti sulla difesa hanno scatenato proteste di massa da parte dei cittadini e dell’opposizione che denuncia la violazione della costituzione pacifista e del possibile ingabbiamento del Giappone nei conflitti a guida Usa. La sessione attuale della Dieta nipponica dovrebbe approvare i decreti entro il 27 settembre, ma l’amministrazione intende fare presto, prima di una vacanza di cinque giorni ia partire dal 19 settembre, data in cui potrebbero verificarsi grandi manifestazioni di piazza. La coalizione che sostiene il governo di Shinzo Abe ha la maggioranza alla camera alta, ma i principali partiti di opposizione si sono impegnati a fermare il voto con una serie di mozioni di censura e una mozione di sfiducia alla camera bassa. I disegni di legge sono stati apportavi nel caos in aula, il 17 settembre dalla camera bassa, mentre in piazza migliaia di manifestanti si erano radunati nei pressi del parlamento chiedendo le dimissioni del governo. Le proteste hanno ricordato quelle che costrinsero, ricorda Channel News Asia, il nonno di Abe, Nobusuke Kishi, a dimettersi 55 anni fa dopo aver forzato l’iter parlamentare di un trattato di sicurezza nippo-americana. Oltre che porre termine al divieto di autodifesa collettiva nei casi in cui il Giappone deve affrontare una «minaccia per la sua sopravvivenza», le misure consentirebbero di ampliare le possibilità di supporto logistico per i militari degli Stati Uniti e di altri alleati, e la partecipazione ad operazioni di mantenimento della pace. Le revisioni anche se approvate si innestano in un meccanismo costituzionale complesso e in una mentalità pubblica contro la guerra profondamente radicata.