GIAPPONE. Anche senza intelligence sudcoreana la sicurezza è garantita

205

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha detto che la fine del patto di intelligence sharing con la Corea del Sud non inciderà sulla sicurezza del Giappone. Secondo il Tokyo Shimbun, Abe ha fatto queste osservazioni alla Camera alta del parlamento giapponese in riferimento alla decisione della Corea del Sud di non rinnovare l’Accordo sulla sicurezza generale delle informazioni militari, Gsmia. Seoul aveva annunciato il 22 agosto che non avrebbe rinnovato l’accordo triennale alla luce del deterioramento delle relazioni tra Corea del Sud e Giappone a causa di problemi storici e commerciali. 

Sminuendo all’apparenza il Gsomia, Abe ha detto che il Giappone avrebbe migliorato i legami con la Cina ed espanso diversi programmi di scambio. Per quanto riguarda il lancio da parte della Corea del Nord di un missile balistico sottomarino il 2 ottobre, Abe ha detto che il Giappone è completamente preparato e collabora con la comunità di intelligence statunitense per migliorare la propria capacità di raccolta informazioni.

Il Tokyo Shimbun ha osservato che il Giappone aveva erroneamente annunciato che il Nord aveva lanciato due missili prima di correggersi a uno. In un tweet, poi, per quanto riguarda il deterioramento delle relazioni Giappone-Corea, il primo ministro nipponico ha esortato la Corea a rispondere dicendo: «Osservando le promesse tra i due paesi, dobbiamo creare un’opportunità per ripristinare le relazioni Giappone-Corea in relazioni solide».

La disputa commerciale e diplomatica del Giappone con la Corea del Sud ha subito una forte escalation ad agosto 2019; il confronto nasce da una sentenza della Corte Suprema della Corea del Sud dell’autunno 2019 che ha riconosciuto ai danni alle aziende giapponesi il lavoro forzato dei coreani durante la Seconda guerra mondiale. Secondo Tokyo, tutte queste richieste sono state «risolte completamente» da un trattato del 1965, in base al quale Tokyo ha pagato un risarcimento al governo sudcoreano. Seoul, tuttavia, afferma che l’accordo non preclude alle singole vittime di citare in giudizio il Giappone per danni.

Il confronto è scoppiato a luglio, dopo che il Giappone ha imposto controlli su tre sostanze chimiche cruciali per l’industria dei semiconduttori della Corea del Sud. Tokyo ha ulteriormente irritato Seul dopo aver deciso di rimuovere la Corea del Sud  dalla sua cosiddetta “lista bianca” di partner commerciali di fiducia con status commerciale preferenziale. La sua decisione di rimuovere la Corea del Sud dalla lista è stata considerata una ritorsione, nonostante Tokyo insistesse sul fatto che si trattava di una semplice decisione procedurale relativa al controllo degli armamenti.

Antonio Albanese