GIAPPONE. Abe punta sugli stranieri. Il popolo ne vede troppi in giro

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Dietro l’improvviso interesse di Shinzo Abe e del suo governo per l’immigrazione, c’è il tentativo di rivitalizzare l’economia di un paese omogeneo culturalmente ma “vecchio”; fatto che crea una discrasia previdenziale in una economia “protetta”. Questa scelta riunisce a quella che il suo Partito Liberale Democratico ha evitato in modo aggressivo per decenni: accordi di libero scambio. A queste misure si unisce l’apertura “sportiva” per la Coppa del mondo di rugby del 2019 e le Olimpiadi del 2020; oltre che alla intensa promozione turistica.  

Sulla carta, riporta Asia Times, l’Ldp non ha scelta. L’economia numero 2 dell’Asia sta letteralmente esaurendo i lavoratori. Anche un tasso di disoccupazione del 2,3% nasconde l’entità del problema. Nel 2019, il Giappone dovrebbe essere a corto di oltre 600.000 lavoratori; dato  unito al fatto che un quinto dei 126 milioni di persone giapponesi che hanno più di 70 anni.

In questa previsione economica, il 2017, è stato un record per il turismo: 28,7 milioni di persone hanno visitato il Giappone, un salto del 250% dal 2012; i turisti hanno speso 42 miliardi di dollari. Grazie agli eventi sportivi, Tokyo spera di accogliere 40 milioni di visitatori all’anno.

L’Amministrazione Abe, nonostante il suo conservatorismo, si sta piegando alla realpolitik economica man mano che cresce il dominio della Cina; in altre parole il Giappone deve aprirsi. Per farlo Abe ha convinto l’Ldp ad unirsi alla Trans-Pacific Partnership e ha firmato un accordo di libero scambio con l’Unione Europea.  

Il partito di Abe sta puntando ad avere più di 345.000 operai stranieri per sostenere il bacino del lavoro in contrazione, nell’arco di cinque anni. Un lasso di tempo troppo ampio per rianimare la produzione nazionale e la produttività. Né è sufficiente a distanza per colmare il deficit previsto per lo stesso periodo: tra 1,3 milioni e 1,35 milioni di lavoratori.

Il problema resta comunque l’opinione pubblica: troppi gaijin (stranieri), secondo i sondaggi d’opinione, rendono il Giappone meno sicuro, meno prevedibile e meno coeso. Esistono già oggi studi sul’”eccessivo turismo”.

Antonio Albanese