GERMANIA. Quanto costa rimpatriare i richiedenti asilo e sbagliare

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Il rimpatrio di sette richiedenti asilo, espulsi illegalmente, è costato alle casse di Berlino 22.000 euro dal 2017 ad oggi. Il dato, ufficiale, riportato da Die Welt, comprende costi di volo, hotel e cure mediche. Se sette casi sono costati tanto, si chiede la testata tedesca, figuriamoci rimpatri e ritorni più ampi.

Questo dato è stato fornito in risposta  ad un’interrogazione parlamentare, presentata al Bundestag dai Verdi, del ministero federale dell’Interno. Il denaro è stato speso in base alle informazioni fornite per i voli, la sistemazione in albergo durante il viaggio di ritorno e in singoli casi le cure mediche necessarie.

Inoltre, sono stati rimborsati i costi, che sono stati sostenuti dalla Croce Rossa tedesca e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per la migrazione, Iom, prosegue la risposta ministeriale.

Nel 2017, due richiedenti asilo erano stati espulsi illegalmente, e nel 2018 le autorità tedesche hanno riportato cinque richiedenti asilo nei loro paesi di origine.

In tutti i casi, gli stati federali e le autorità municipali per l’immigrazione avevano ordinato l’espulsione prima che la procedura fosse completata. I richiedenti asilo provenivano da Cina, Tunisia, Kosovo, Afghanistan, Nigeria, Marocco e Zimbabwe. A metà agosto, un afghano di 20 anni è stato riportato in Germania. Era stato rimpatriato a causa di un errore dell’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati nel procedimento.

Tutti i casi hanno scatenato polemiche politiche sull’effettività della politica relativa all’immigrazione sulle norme che la regolano. In tutti i casi, al centro della risposta ministeriale «gli atti amministrativi necessari non erano ancora eseguibili», scrive il ministero. I dati fotografano una situazione all’8 agosto.

Die Welt fa notare l’impennata registrata dall’inizio dell’anno. Ad esempio, il governo federale non è a conoscenza del numero di espulsioni illegali per gli anni 2015 e 2016 e ha documenti per soli due casi registrati nel 2017.

Graziella Giangiulio