GERMANIA. Diversità in mostra, Us and Them “Ideologie” RAY 2021

64

Forse in tempo di pandemia quello di cui tutti hanno sentito più bisogno è la vicinanza della comunità. Mai come in questo periodo è mancato l’altro, quello che sta fuori dalle mure domestiche, che vive, parla, mangia, guarda la tv e fa le stesse cose che faccio io, oppure no, con cui non posso avere relazioni reali, ma solo virtuali. 

Ci è mancato poter osservare le case degli altri, la vita degli altri, ci è mancata la società nel suo insieme in tutte le sue sfaccettare e diversità.  

Us and Them, mostra fotografica, parla proprio di questo e  fa parte della triennale fotografica a tema “Ideologie” RAY 2021, che si svolge a Francoforte e nella regione tedesca del Reno-Meno. Aperta il cinque giugno chiuderà il diciannove settembre. Raccoglie i progetti contemporanei molto diversi di quattro artisti europei e produce una prospettiva intima e intrigante sull’identità e la società. 

La serie Kontakt del fotografo e regista di Budapest Máté Bartha ritrae i campi estivi della gioventù militare ungherese (per ragazzi dai 10 ai 18 anni), progettati per instillare la disciplina e promuovere l’amicizia e il patriottismo. Lo studio A Journey Through Germany della fotografa amburghese Paula Markert: The NSU Serial Murders ritrae il processo al cosiddetto National Socialist Underground della Germania: un gruppo estremista di estrema destra che ha commesso diversi omicidi xenofobi tra il 2000 e il 2007. How to Secure a Country di Salvatore Vitale, nato a Palermo e residente in Svizzera, è uno sguardo severo sul sofisticato regime di sicurezza della Svizzera. In Setting the Stage, il fotografo olandese Eddo Hartmann presenta una rara visione da visitatore della “capitale della rivoluzione” della Corea del Nord, Pyongyang

In un articolo per la BBC, Arwa Haider, scrive: Una nuova mostra riunisce progetti che offrono scorci in comunità chiuse. Essi forniscono una prospettiva sfumata su questioni divisivesia per lo spettatore che per i fotografi.

Comunità” è un termine con un abbraccio profondamente carico. Suggerisce una forza collettiva e un santuario in tempi difficili; evoca l’appartenenza (e una raffica di citazioni motivazionali) – ma potrebbe anche comportare una chiusura verso l’esterno: l’ignoto, il temuto, il non familiare. Una nuova mostra fotografica di gruppo, Us and Them, esplora questa dinamica e considera come le comunità siano create anche attraverso la creazione di confini e l’esclusione di altri.


Graziella Giangiulio