Se la Russia ha aspramente criticato le sanzioni approvate dal Senato degli Stati Uniti collegate al Nord Stream 2, anche il cancelliere tedesco Angela Merkel ha criticato la decisione del Congresso degli Stati Uniti sulle sanzioni: «Non vedo altro modo di dissentire che parlare, ma con parole molto decise: non approviamo queste sanzioni», ha detto la Merkel al Bundestag, aggiungendo: «Siamo contrari alle sanzioni extraterritoriali».
Il gasdotto Nord Stream 2, lungo più di 2100 chilometri, è ancora privo di tubi per circa 300 chilometri; devono essere collocati non lontano dall’isola danese di Bornholm. In Danimarca, le critiche al progetto sono rimaste forti fino alla fine: si è parlato di interessi nazionali preponderanti e l’approvazione è stata concessa solo alla fine di ottobre, riporta Der Spiegel.
La società svizzero-olandese Allseas sta per posare gli ultimi tubi che attraversano la piattaforma continentale danese attraverso il Mar Baltico. Le sanzioni statunitensi potrebbero anche essere imposte all’impresa se il progetto non venisse completato entro il periodo transitorio di 30 giorni dall’entrata in vigore della legge in questione.
Trump, d’altro canto, vuole che venga venduto più gas americano all’Europa. Il primo Ministro del Meclemburgo-Pomerania occidentale Manuela Schwesig, Spd, ha dichiarato che le sanzioni statunitensi sono «finalizzate unicamente a portare sul mercato il gas di fracking americano». Anche gli Stati Uniti e alcuni Stati dell’Europa orientale e del Baltico temono che Nord Stream 2 aumenti la dipendenza dell’Europa centrale dall’energia russa.
Il governo tedesco è comunque alla base del progetto e spera di essere rifornito di gas a basso costo con 55 miliardi di metri cubi di gas naturale che ogni anno fluiranno attraverso i tubi verso la Germania. Le sanzioni potrebbero almeno ritardare il completamento del progetto. Ulteriori misure statunitensi potrebbero inoltre determinare una penuria di benzina in Germania.
Nord Stream 2 è il secondo gasdotto del Mar Baltico tra Russia e Germania. Dietro c’è la società statale russa Gazprom, che sosterrà la metà dei costi totali previsti di 9,5 miliardi di euro; l’altra metà è finanziata da cinque società energetiche europee, tra cui Wintershall-Dea, Omv, Royal Dutch Shell e la società francese Engie.
Graziella Giangiulio