Le 13 regole dell’intelligence

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ITALIA – Roma 28/11/2013. A volte andare a ricercare nel passato l’origine di alcuni elementi può essere utile per comprendere meglio l’attualità.

Troppo spesso, di fronte alla mole dei dati aperti che si trovano in rete, si pensa che l’Osint sia solo spingere un pulsante o al peggio usare Google senza l’intervento umano, meglio allora andare alla fonte e ripescare cosa può fare di una raccolta di informazioni open (mass media tradizionali, new media, social media) una seria analisi d’intelligence piuttosto che un’ottima rassegna stampa. 

L’ammiraglio John Henry Godfrey (nella foto), direttore della Naval Intelligence tra il 1933 e il 1935, è stato un elemento determinante nello sviluppo della Oss, il papà della Cia, e probabilmente è stato a lui che si è ispirato Ian Fleming per il personaggio di “M” nei libri di James Bond, Ian Fleming, infatti era il  suo 2iC, cioè secondo in comando. Godfrey è l’autore delle Tredici regole dell’intelligence, vere oggi come nella Seconda Guerra Mondiale.

«Tredici regole per l’Intelligence

– I Comandanti operativi, gli esperti e i leader politici possono ignorare, sottovalutare o addirittura non considerare le notizie d’intelligence. Giudizi e pregiudizi spesso sono di casa ai piani alti del potere.

– Le agenzie di intelligence create per i servizi operativi dovrebbero essere dirette, per quanto possibile, da civili.

– L’intelligence è la voce/produzione di uno staff. Dire le cose che il “superiore” si aspetta è il peccato originale degli uomini di potere.

– Le analisi di intelligence devono essere tenute costantemente sotto controllo e aggiornate. Niente deve essere dato per scontato sia nelle premesse che nelle deduzioni.

– I Servizi di intelligence devono essere pienamente informati sulle operazioni e sui piani in corso, ma le operazioni e i piani non devono essere dominati dai fatti e dalle analisi di intelligence. L’intelligence è un “servo” e non il “padrone”.

– La dipendenza da una sola fonte è pericolosa, più affidabile e completa è la fonte, maggiori sono pericoli.

– Le comunicazioni sono sempre fonti di rischi e pericoli, il nemico è sempre in ascolto, anche se al momento può non capirci. L’intelligence deve occuparsi della sicurezza.

– L’operatore d’intelligence deve essere preparato per andare controcorrente; l’integrità nella gestione dei fatti deve essere conciliata con l’etica con cui sono stati raccolti.

– L’intelligence è inefficace senza uno showman che la presenti e la discuta.

– Il Capo di un servizio, chiunque egli sia, non sa tutto e non deve pretendere di saperlo.

– L’intelligence è indivisibile. Nella pratica, le divisioni imposte dai servizi e dai reparti sla rompono.

– L’eccessiva segretezza può renderla inefficace.

– L’Intelligence è prodotta da una serie di documenti, ma dalle persone. Fatto che  importa il riconoscimento del lavoro fatto, la continuità e la tradizione, come come si governa una nave o un reggimento».