Il gas della Siria

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SIRIA – Damasco 09/10/2013. Il conflitto in Siria si è evoluta andando al di là della semplice lotta di popolo per una maggiore partecipazione alla vita politica del paese o ad un semplice scontro tra sciiti e sunniti, andando a costituire un grande gioco per le potenze regionali.

Per al Monitor, il retroscena fondamentale di questo conflitto ruota intorno allo sfruttamento del gas naturale che coinvolge attori e spazi che vanno ben al di là del territorio siriano. La Russia, ad esempio, è un giocatore importante in queste “guerre del gas”; la sua posizione nasconderebbe una difesa precisa di interessi ritenuti strategici. La sua posizione sulla Siria e il convinto sostegno del regime nasconde la sua volontà di difendere i propri interessi strategici. Il primo, avverte al Monitor, è la conservazione della propria posizione privilegiata come principale fornitore in Europa di gas naturale e, il blocco di ogni tentativo di creare gasdotti alternativi fuori dal controllo russo. Per questo motivo, Mosca si è opposta alla Turchia, in particolare dopo la costruzione di Nabucco.

Il gasdotto Nabucco costeggia le regioni sotto influenza russa, collegando Asia centrale, Caucaso e Azerbaigian al mercato europeo e rappresenta il primo frutto del nuovo rapporto tra Ankara e le repubbliche turche di Kazakistan, Turkmenistan e Uzbekistan. È una delle principali sfide per l’influenza di Mosca e il ruolo nell’era post-guerra fredda. Ma il successo di Nabucco non è stato ancora assicurato. La speranza sta nella cooperazione tra Turchia e Qatar incarnata nel progetto di una rete aggiuntiva legata a Nabucco e, attraverso di essa, diretta al mercato europeo. Il gasdotto partirebbe dal Qatar, passerebbe in Turchia e Arabia Saudita e attraverserebbe il territorio siriano. Damasco ha respinto questo progetto nel 2009, con il pretesto che avrebbe danneggiato gli interessi del suo partner russo. Non c’è dubbio che questo rifiuto abbia fornito un ulteriore impulso a Qatar e Turchia nel sostenere i rivoluzionari siriani sia finanziariamente che militarmente. La Siria al contrario partecipa ad un progetto che collega l’Iran e il Libano, passando per l’Iraq, partendo da South Pars, la stessa da dove il progetto si originerebbe quello turco-qatarino. Questa rete gasifera sarebbe indipendente dalla rete della Russia e, infatti , agirebbe come un concorrente.

Vale la pena notare che questo progetto non è stato annunciato ufficialmente fino al 2012. cioè fino a dopo che la Siria era entrata di fatto in uno stato di guerra civile e le forze filo-iraniane sostenevano il regime siriano. La questione del gas è stata al centro dei negoziati che hanno avuto luogo tra il capo dell’intelligence saudita principe Bandar bin Sultan e i russi durante il recente viaggio del saudita a Mosca. Secondo le indiscrezioni saudite, un elemento importante è stata la garanzia che le esportazioni gasifere del Golfo non sarebbero state utilizzati per minacciare la posizione della Russia come fornitore principale europeo.

La questione del gas naturale comprende anche Iraq, Israele, Egitto, Libano e Cipro: tutti trend di crisi. in cui gli slogan religiosi e ideologici coprono grossi interessi economici. Non c’è dubbio che la scoperta di gas naturale nel bacino orientale del Mediterraneo può ancora rivelarsi utile per le economie libanese e israeliana. Ma quanto destabilizzante potrà essere nel conflitto tra Hezbollah e Israele? Questo conflitto ha già trascinato il Libano in guerra due volte negli ultimi dieci anni e l’attuale scontro tra i due paesi è incentrato sulla delimitazione delle rispettive frontiere marittime. Anche la Striscia di Gaza, gode di una ricchezza di gas naturale in prossimità delle sue rive, riserva che potrebbe contribuire ad alleviare l’onere del deterioramento delle condizioni economiche in cui si trova, a condizione che la perforazione e i processi amministrativi siano svolti in un quadro di coordinamento e di cooperazione internazionale. Il mix di ideologia religiosa o politica e gas naturale potrebbe accendere la regione, destabilizzando sicurezza e stabilità internazionale e un modello potrebbe essere fornito proprio dal percorso europeo che con la Ceca (Comunità europea carbone e acciaio)  è uscita dal blocco seguito alla guerra e ha dato vita ad un percorso di reciproca collaborazione continentale.