GAS. L’Europa deindustrializzata ha i serbatoi pieni

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Al 7 novembre, i serbatoi di stoccaggio del gas dell’UE erano pieni quasi al 100% quando ha iniziato a fare freddo. Inoltre, gli europei hanno ritardato il prelievo del gas dai serbatoi poiché la domanda supera il gas importato attraverso l’Ucraina e la Turchia, continuando ad acquistare Gnl importato da Stati Uniti e Qatar al fine di smaltire le riserve in eccesso nei serbatoi il più a lungo possibile, finché non sarà più chiaro quanto freddo farà quest’inverno.

I serbatoi di stoccaggio sotterranei europei erano pieni al 99% il 19 novembre, a quel punto i flussi di gas si sono invertiti dall’interno verso l’esterno, ma il 4 dicembre erano ancora pieni al 93,3% rispetto al 91,3% dello stesso giorno nel 2022 e al 68,5% pieni in 2021, riporta BneIntelliNews.

I serbatoi di gas da soli non possono fornire all’Europa più di una grande frazione del gas di cui ha bisogno durante l’inverno. Il sistema è stato progettato in modo tale che nei mesi estivi, quando la domanda è bassa, il gas in eccesso venga immagazzinato, ma in inverno la domanda aumenta e il gas in eccesso viene prelevato dai serbatoi. Tuttavia, il gas immagazzinato copre solo l’eccesso di domanda dovuto al clima più freddo, non l’intera domanda. Il risultato è che negli inverni freddi i serbatoi possono avere difficoltà a coprire una domanda in eccesso.

Negli ultimi due anni l’intera struttura del mercato energetico in Europa è cambiata: lo stesso sistema dei serbatoi di gas è stato costruito partendo dal presupposto che la Russia avrebbe continuato a fornire gas in modo costante all’Europa durante tutto l’inverno; nei mesi caldi l’eccesso viene immagazzinato e nei mesi freddi viene bruciato. Ciò che è cambiato è che i circa 150 miliardi di metri cubi di gas che la Russia forniva sono scesi a circa 25 miliardi di metri cubi quest’anno. I serbatoi non contengono e non possono contenere i 125 miliardi di metri cubi mancanti che sono scomparsi dal sistema da quando i gasdotti Nord Stream 1 e 2 sono stati distrutti.

L’anno scorso l’Europa ha importato 130 miliardi di metri cubi di Gnl per coprire il deficit, e quest’anno il Gnl rimane la più importante fonte alternativa di gas per coprire le esigenze europee di riscaldamento ed elettricità. Ma non è chiaro se vi sia una produzione sufficiente a soddisfare il fabbisogno di Gnl sia dell’Asia che dell’Europa se la domanda in entrambi i mercati fosse elevata allo stesso tempo.

Dopo essere saliti da 400 dollari per mille metri cubi in agosto a 600 dollari in novembre, i timori di penuria dei commercianti in Europa e nel nord-est asiatico sono quasi scomparsi, e quindi facendo cadere i prezzi. La debole domanda industriale, in particolare in Cina e Germania, ha allentato la pressione sulle forniture di carburante. 

In Europa, l’effetto boomerang delle sanzioni sulla Russia significa che tutti i principali mercati dell’Ue, tranne la Spagna, hanno registrato una crescita negativa nel terzo trimestre di questo anno e si prevede che registreranno una crescita positiva solo nel quarto trimestre; la Germania è già in recessione.

La combinazione di abbondanti riserve e bassa domanda fa sì che il secondo inverno di guerra passi senza drammi, anche in caso di ondate di freddo da record.

Le temperature sono già crollate: in Russia sono state registrate le nevicate più grandi degli ultimi 150 anni; e via via ci si aspetta le neve nel resto dell’Europa; ma anche con un inizio di dicembre più freddo del normale, la domanda non è aumentata abbastanza da mettere pressione sui prezzi del gas. Si stanno alzando i termostati, ma la deindustrializzazione in Europa è più che sufficiente a compensare la maggiore domanda di riscaldamento domestico.

Le scorte di gas europee rimangono al momento ai massimi stagionali. 

Lucia Giannini

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