GAS. La Russia nazionalizza Sakhalin 2. Il Giappone trema

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Il Presidente russo Vladimir Putin ha ordinato che gli asset di Sakhalin-2, un progetto di sviluppo di petrolio e gas naturale nell’Estremo Oriente russo, siano trasferiti a una società russa di nuova costituzione senza alcun compenso. L’ordine presidenziale, firmato il 30 giugno, ha suscitato in Giappone la preoccupazione che Mitsui & Co. e Mitsubishi Corp., i due partecipanti giapponesi al progetto, possano ora esserne esclusi.

L’ordine prevede che la parte russa costituisca una società a responsabilità limitata come nuova entità operativa. Tutti i beni, i dipendenti e i diritti di Sakhalin Energy, l’attuale operatore, che ha ricevuto investimenti da Mitsui e Mitsubishi, saranno trasferiti alla nuova entità. Gli azionisti stranieri di Sakhalin Energy possono partecipare come azionisti della nuova società, ma solo se accettano le condizioni delle autorità russe. In caso di rifiuto, le società commerciali giapponesi potrebbero perdere il loro investimento in Sakhalin-2, riporta Nikkei.

Gazprom possiede circa il 50% di Sakhalin Energy, mentre il 27,5%, il 12,5% e il 10% appartengono rispettivamente a Shell, Mitsui e Mitsubishi. Sakhalin-2 produce circa 10 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto all’anno, di cui 6 milioni destinati al Giappone. Il progetto rappresenta circa il 10% delle importazioni di Gnl del Giappone.

Le compagnie elettriche giapponesi e le aziende municipali del gas hanno contratti di acquisto decennali con Sakhalin Energy.

Se le compagnie giapponesi saranno escluse da Sakhalin-2, le loro entrate ne risentiranno. Mitsui ha svalutato 80,6 miliardi di yen di attività nette, compreso il Gnl di Sakhalin-2, e ha subito perdite di valore per 20,9 miliardi di yen nell’anno fiscale conclusosi a marzo 2022. Mitsubishi ha inoltre svalutato 50 miliardi di yen relativi a Sakhalin-2.

Il vice segretario di gabinetto giapponese Seiji Kihara ha dichiarato il 1 luglio che il governo sta ancora esaminando il trattamento degli interessi giapponesi nel progetto e l’impatto sulle importazioni di gas naturale liquefatto del Giappone.

Nel frattempo, alla fine di febbraio, la Shell ha annunciato che si sarebbe ritirata dai progetti energetici russi. Secondo quanto riportato, la società starebbe negoziando con un consorzio di compagnie energetiche indiane per vendere i suoi interessi in Russia. Anche le compagnie energetiche cinesi avrebbero espresso interesse ad acquisire le attività di Shell. Le società commerciali giapponesi, tuttavia, intendono continuare a partecipare al Sakhalin-2 come azionisti.

Lucia Giannini