In prigione, in esilio o in clandestinità

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EGITTO – Il Cairo 12/02/2016. La caduta di Hosni Mubarak è avvenuta il 11 febbraio 2011; in quella data è iniziata l’ascesa dei Fratelli Musulmani al potere in Egitto.

Cinque anni dopo, i membri del movimento sono in prigione, in esilio o in clandestinità. Con la rivolta del 2011, la Fratellanza non è più stata un’organizzazione vietata dal potere e ha iniziato a dominare la scena politica. Il movimento ha vinto le elezioni legislative alla fine del 2011, le elezioni presidenziali nel giugno 2012, con un proprio candidato Mohamed Morsi. Un anno dopo, nuove manifestazioni di massa hanno permesso all’esercito di intervenire per rimuoverlo. Il 14 agosto 2013, circa 700 manifestanti sono stati uccisi in 12 ore dalla polizia che ha disperso un sit-in chiedendo il ritorno di Morsi e che subì la perdita di dieci agenti. Da allora, quasi tutti i leader dei Fratelli musulmani e migliaia di appartenenti sono stati arrestati. Centinaia, Morsi incluso, sono stati condannati a morte. Il presidente Abdel Fattah al-Sisi, l’ex capo di Stato maggiore dell’esercito aveva anche promesso di sradicare l’organizzazione classificandola nuovamente come “terrorista”. Oggi, all’interno della Fratellanza, minata da divisioni interne, nessuno sa come si riprenderà il movimento. I Fratelli Musulmani sono oggi accusati di partecipare alla rivolta jihadista che sta scuotendo l’Egitto. I numerosi attacchi che stanno rendendo difficile la vita al governo del Cairo hanno ucciso centinaia di poliziotti e soldati e sono spesso stati rivendicati da gruppi jihadisti, che sono però in netto contrasto con la Fratellanza.
La diaspora della Fratellanza ora vede i pochi rimasti in Egitto, le nuove leve, e i molti emigrati o fuggiti prevalentemente nell’universo anglofono, la vecchia guardia, quella di Morsi.