FRANCIA. Parigi si prepara a ritirare presto le sue forze dalla regione del Sahel

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Il capo di stato maggiore degli eserciti francesi, il generale François Lecointre, ha annunciato che la Francia sta seriamente valutando la possibilità di ritirare le sue forze dalla regione africana del Sahel. François Lecointre ha chiarito che è probabile che il suo paese ritirerà parzialmente le sue forze nelle prossime settimane, secondo il quotidiano francese Le Monde.

«Non appena riuscirò a ridurre la presenza degli eserciti francesi lì, lo farò», ha detto Lecointre, durante una visita nella regione di Humbori in Mali, nella zona di confine tripartita tra Mali, Niger e Burkina Faso, conosciuta come Liptako Gourma. Durante questa visita del 10 dicembre, alla vigilia dell’ottavo anniversario delle operazioni francesi Serval e Barkhane, il Capo di Stato maggiore generale francese ha affermato il suo desiderio di limitare il livello di impegno delle forze armate francesi nel Sahel.

Il gennaio 2021 segnerà il primo anniversario del vertice del G5 a Pau, in cui la Francia ha rinnovato il suo impegno per la sicurezza del Sahel inviando sul campo altri 600 soldati, passando da 4.500 a 5.100, nella zona di Liptako Gourma, Al Gwar Media Network.

Il generale Lecointre, pur essendo favorevole a limitare l’impegno, è consapevole che la decisione dipende dal potere esecutivo, e che non si tratterebbe affatto di abbandonare il campo, ma piuttosto di un’evoluzione sostenibile e intelligente, per non essere sostituito dai russi o dai cinesi, come è avvenuto in altri scenari africani, ad esempio nel caso della Repubblica Centrafricana con la Russia.

Per tutte queste ragioni, tenendo conto che le forze armate locali non sono ancora pronte, la Francia è perfettamente consapevole che non si può e non si deve ancora partire, ma le parole del generale Lecointre mostrano l’intenzione della Francia di cercare una strategia di transizione per poter avviare un ritiro delle truppe francesi a partire dal decimo anniversario, riporta Atalayar.

Dall’inizio dell’operazione nel 2013, 44 soldati francesi sono morti sul campo e l’operazione costa circa 1 miliardo di euro all’anno. Questo sforzo prolungato sta cominciando a logorare i francesi, soprattutto dopo quest’anno in cui hanno affrontato diverse sfide sul campo. Nonostante il governo di transizione del Mali, dopo il colpo di stato di agosto, abbia riaffermato il suo consenso e la volontà di mantenere la Francia sul campo, cominciano a emergere discrepanze tra la strategia del Mali e quella della Francia.

Se è vero che la Francia è il paese con il maggior numero di truppe sul campo con capacità di combattimento e mandato, l’Unione Europea nel suo complesso è sempre più coinvolta nella sicurezza del Sahel. Poche settimane prima di queste dichiarazioni del generale Lecointre, l’operazione di addestramento Eutm-Mali rinnovava il suo mandato fino al 2024, aumentando le truppe assegnate all’operazione da 600 uomini a 1.100, con l’obiettivo di raggiungere 1.230 uomini entro il 2022. L’operazione, iniziata nel 2013, ha deciso di fare un salto di qualità e di quantità nella sua portata e nelle sue ambizioni.

Le truppe dell’Eutm inizieranno per la prima volta l’addestramento sul campo invece che nelle sole accademie, accompagnando l’esercito maliano nelle operazioni. D’altro canto, le operazioni di Eutm nei cinque Paesi del G5 Sahel sono destinate a medio termine a migliorare l’interoperabilità tra gli eserciti locali e ad affrontare meglio la minaccia transfrontaliera rappresentata dal jihadismo nella regione del Sahel. Questa missione di addestramento potrebbe diventare uno dei relè dell’Operazione Barkhane una volta acquisita una forma di missione esecutiva con un mandato di combattimento sul terreno.

L’altra alternativa, una delle preferite dai francesi, è il rafforzamento della task force Takuba, unità formata da gruppi d’elìte di forze speciali che intendono addestrare e accompagnare le forze maliane in combattimento. Questa missione, iniziata nel luglio 2020, comincia a dare i primi risultati soddisfacenti con un’unità di ricognizione e di intervento leggera addestrata e con capacità operative autonome.

Takuba è un tentativo di europeizzare Barkhane dispiegando sul terreno truppe europee, ma con una missione di combattimento e non esclusivamente per l’addestramento, come nel caso dell’Eutm. Diversi Paesi europei hanno già deciso di aderire a questa iniziativa, tra cui la Repubblica Ceca e la Svezia, che sarà la prossima ad essere schierata sul campo. Altri come il Belgio, la Danimarca, la Gran Bretagna, l’Olanda, la Norvegia, l’Italia, la Germania, il Portogallo e la Grecia si sono già impegnati ad inviare forze speciali sul campo, anche se alcuni di questi Paesi hanno ancora bisogno di una conferma da parte dei loro governi.

La Takuba è sotto l’ombrello dell’operazione Barkhane ed è coordinata, quindi, con le forze già dispiegate nell’area: le missioni europee Eutm e Eucap, le truppe del G5 Sahel e la Minusma.

Tommaso Dal Passo