FRANCIA. È ISIS che parla ai Francesi?

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Sono nati ultimamente molti canali sia dedicati ai “lupi solitari” che canali internazionali. Per i primi si tratta di canali in cui vengono postate grafiche dedicate ai “lupi solitari”, materiale di incoraggiamento e sure del corano che giustificano il “martirio”; per i gruppi internazionali, un congruo numero sono quelli di lingua francese. Il lungo messaggio dedicato al popolo francese e scritto da “ISIS in Francia”, intende spiegare ai cittadini d’Oltralpe cosa c’è dietro gli attentati che hanno insanguinato negli ultimi anni il suolo di Francia.

In un lungo messaggio di otto pagine datato 29 maggio 2017, ammesso che sia confermata la usa veridicità, i soldati dello Stato Islamico in Francia hanno voluto avvertire il popolo francese, iniziando con il ricordare i crimini francesi contro le popolazioni nello Sham.

Nel messaggio si invitano i francesi a correggere i propri errori: hanno assaggiato il terrore e se gli attacchi non cesseranno, il terrore continuerà. Daesh invita i francesi a rendersi conto di chi fa realmente propaganda poiché questo messaggio è stato inviato a tutte le istituzioni e a tutti i media, ma nessuno ne parlerà. Daesh accusa le istituzioni francesi di non aver spiegato al popolo le ragioni degli attacchi terroristici e di non essere state capaci di garantirgli la sicurezza.

Daesh accusa l’Occidente e la Francia di essere nemici dell’Islam e dei musulmani. Questo è diventato chiaro quando hanno deciso di attaccare lo Stato Islamico che ha rovesciato dittatori marionette in Iraq e Siria e ristabilito il Califfato. Inoltre, Daesh afferma di aver solo risposto agli attacchi francesi poiché Hollande ha dichiarato guerra al Califfato nel settembre 2014 e il primo attacco in Francia è avvenuto nel gennaio 2015. Il Califfato accusa quindi i cittadini francesi di essere co-responsabili con i decisori politici perché li hanno eletti.

Daesh indica quindi che i veri barbari sono i militari francesi che distruggono lo Sham uccidendo i civili con i loro bombardamenti, in particolare donne e bambini. I soldati del Califfato chiedono quindi ai francesi se pensavano realmente che sarebbero rimasti senza far nulla di fronte ad un tale massacro. 

Si ripete così anche in francese e nei confronti della Francia un cambio di strategia comunicativa in atto da tempo. Ad oggi Daesh comunica molto meno esecuzioni efferate o condanne sanguinose, bensì mostra i risultati degli attacchi al suo territorio e al suo popolo. L’intento è di suscitare emozione e ondate di richieste ai dirigenti occidentali e locali di fermare la guerra. Nel caso contrario, Daesh afferma che quello che è avvenuto fino ad ora in Francia non è che un colpo di vento rispetto all’uragano che li aspetta. Daesh se la prende in primis con i militari francesi, in particolare i piloti. Poi i poliziotti sono l’obiettivo: i loro giubbotti anti proiettili non potranno nulla contro i kalashnikov e le cinture esplosive dei soldati del Califfato. Infine, il popolo francese deve dire al suo governo di fermare l’aggressione dello Stato Islamico: nel caso contrario Daesh distruggerà lo Stato francese e questo passerà attraverso la distruzione del popolo francese.

Vengono fatte poi diverse richieste al governo francese, in particolare di mettere in libertà i musulmani arrestati e di permettergli di raggiungere pacificamente lo Sham. Nel caso in cui il neo eletto presidente non rispondesse favorevolmente a queste richieste entro sette giorni, i prossimi cinque anni saranno i più sanguinosi visti in Francia e questa guerra sarà l’ultima che la Francia combatterà.

Infine, la minaccia è che autobombe, camion lanciati contro la folla, cinture esplosive, cecchini e IED diventeranno il pane quotidiano per il popolo francese finché non chiederà la pace. Viene allora fatto un riassunto di tutti gli attacchi che Daesh ha rivendicato sul territorio francese dal 8 gennaio 2015 al recente 20 aprile scorso. Qualora non venissero accolte le richieste, i soldati del Califfato affermano di essere già presenti in Francia, pronti e determinati.

Redazione

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