Il Congresso delle Filippine ha approvato il 13 dicembre, in una sessione congiunta delle Camere Alta e Bassa, l’estensione della legge marziale nella regione di Mindanao fino alla fine del 2018, come richiesto dal presidente del paese, Rodrigo Duterte. Nella Camera dei Rappresentanti hanno votato a favore 226 membri e 23 contrari; mentre per il Senato si sono avuti 14 voti a favore e 4 contrari, secondo quanto riportato da Gma.
«La misura tesa a garantire la sicurezza pubblica ha indubbiamente richiesto un’ulteriore estensione, non solo proprio per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, ma soprattutto per consentire al governo e al popolo di Mindanao di portare avanti il compito più ampio di risanamento e di promozione di una crescita e di uno sviluppo socioeconomico stabili», ha commentato il presidente Rodrigo Duterte.
La legge marziale era stata dichiarata il 23 maggio, giorno in cui il gruppo Maute affiliato allo Stato Islamico aveva preso con le armi e aveva occupato la città di Marawi nel nord dell’isola di Mindanao. Il periodo iniziale di legge marziale, limitato a 60 giorni come previsto dalla costituzione del paese, era stato prorogato fino alla fine del 2017 dagli organi legislativi nel mese di luglio.
Le Forze Armate filippine hanno poi liberato la città dopo cinque mesi di scontri, che hanno fatto più di 1.100 morti e provocato un’estesa distruzione nella città che aveva una popolazione di circa 200.000 abitanti prima del conflitto. Tuttavia, il segretario della Difesa filippino Delfin Lorenzana ha sostenuto davanti al Congresso l’estensione della legge marziale, dicendo che la situazione di crisi non era finita, ma aveva solo cambiato luogo. Per decenni, la regione di Mindanao era stata teatro di violenze tra il governo e i militanti locali, in cui vanno compresi i gruppi legati a Daesh, come Maute o Abu Sayyaf, e i ribelli di sinistra del New People’s Army.
Maddalena Ingrao