FILIPPINE. Dopo la guerra alla droga, Duterte dichiara guerra alla corruzione

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Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha intenzione di licenziare i più alti funzionari statali all’interno della sua campagna anticorruzione. Si tratta di un’intenzione venuta fuori dalla trascrizione di una riunione rilasciata dal palazzo presidenziale e pubblicata da Efe.

Durante l’incontro di governo tenuto la scorsa settimana, Duterte ha annunciato che è intenzionato a sostituire il capo di un’agenzia governativa, tre generali, e tra i 50 e i 70 agenti di polizia. Ha poi detto che avrebbe dedicato i prossimi giorni a cancellare la corruzione dal suo governo e ha ammesso che vi erano accuse di corruzione contro alti funzionari, e di rapimenti e estorsioni contro gli agenti di polizia.

La sua crociata contro la corruzione nelle organizzazioni pubbliche ha portato finora al licenziamento di decine di funzionari, tra cui l’ex segretario degli Interni Ismael Sueno, il presidente del Dangerous Drugs Board Dionisio Santiago, l’amministratore dell’Autorità per l’Industria Marittima, Marcial Amaro, e il presidente della Commissione Presidenziale sulla povertà urbana Terry Ridon.

Duterte è stato al centro di un intenso fuoco di fila, nel 2017, per la sua guerra alla droga che ha suscitato notevoli preoccupazioni in ambito internazionale per i suoi risvolti umanitari. Duterte aveva lanciato la sua guerra alla droga dopo aver assunto l’incarico presidenziale nel giugno 2016; questa guerra è stata globalmente criticata per i suoi abusi dei diritti umani.

Il presidente filippino, però, ha incassato anche il sostegno di Cina e Russia e si è lanciato contro l’Unione europea.

Lo scorso ottobre, Duterte lesse un memorandum con cui faceva il punto sulla guerra antidroga, e in cui criticava le interferenze straniere.

Duterte puntò il dito su un gruppo di parlamentari europei e sui gruppi della società civile, alcuni dei quali avevano avvertito le Filippine che rischiavano di perdere i privilegi commerciali a causa di presunti abusi della polizia durante la campagna antidroga.

Duterte si disse furioso contro gli europei  che avevano minacciato le Filippine della perdita della sua adesione all’Onu; Duterte prese di mira le potenze occidentali ex colonizzatrici, che hanno scatenato guerre, ”rubato” il petrolio dal Medio Oriente, e ora dicono che da questi paesi arriva il terrorismo sulle loro coste; nel suo discorso Duterte ha minacciato che avrebbe tagliato tutti i loro legami con le Filippine ed espulso i loro ambasciatori in 24 ore; aggiunse poi che le sue nuove alleanze con la Russia e la Cina, membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, avrebbero mantenuto le Filippine all’interno delle Nazioni Unite.

Luigi Medici