FILIPPINE. Cresce il malcontento di Marawi per la mancata ricostruzione, contro la Cina

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A quasi due anni dall’assedio di Marawi, occupata dai militanti dello Stato Islamico, decine di migliaia di residenti sognano ancora di tornare alle loro case e ai loro affari. Ma invece di incolpare solo il governo filippino per la risposta lenta e inadeguata, gli sfollati se la pigliano con la Cina. Due consorzi guidati da imprese cinesi di proprietà statale, il Bagong Marawi Consortium, Bmc,  e Power Construction Corporation of China Ltd, sono stati fatti oggetto di pesanti critiche dalla società civile per i ritardi nella ricostruzione e nel reinsediamento. Entrambi i consorzi si sono apparentemente ritirati dalla gara d’appalto dopo mesi di lunghe trattative con la Task Force Bangon Marawi,Tfbm, l’agenzia governativa che coordina la ricostruzione.

Il Dipartimento delle finanze filippino ha stimato che sono necessari 72,2 miliardi di pesos per la completa ricostruzione e sistemazione di Marawi, l’unica città a maggioranza musulmana del paese. I negoziati si sono impantanati con la Bmc a causa della sua presunta incapacità di dimostrare le sue capacità legali, tecniche e finanziarie, riporta Asia Times. I colloqui con PowerChina sono stati interrotti dopo che Tfbm è stata avvisata da altre agenzie governative che potrebbe affrontare cause se iniziasse la ricostruzione di Marawi con un solo sviluppatore.

Ben 360.000 persone sono state sfollate da quei cinque mesi di guerriglia urbana. Attualmente circa 70.000 sfollati risiedono in luoghi di evacuazione, in rifugi di transizione o con parenti, in attesa che il governo permetta loro di tornare a ricostruire le loro case e strutture distrutte. Nonostante le dichiarazioni di Duterte, ci è voluto più di un anno perché il 31 ottobre 2018 la Tfbm tenesse la cerimonia per la riabilitazione del “Ground Zero” della città, cioè l’area più colpita, Maa. Quasi 18 mesi dopo la “liberazione” della città, il Maa, che copre 24 villaggi e si estende per 250 ettari, rimane un triste spettacolo di edifici e strutture devastate e prive di residenti.

Due delle imprese cinesi parte di Bmc, la statale China State Construction Engineering Corp Ltd, e la China Geo Engineering Corp, sono state inserite nella lista nera della Banca Mondiale nel 2009 per aver cospirato con società filippine per la realizzazione di progetti stradali parzialmente finanziati dall’istituto di credito internazionale. Anche se i due consorzi guidati dai cinesi sono ora apparentemente fuori dalla corsa per la riabilitazione di Marawi, i sentimenti contro il coinvolgimento della Cina nella ricostruzione della città permangono.

Il lago Lanao è il secondo lago più grande delle Filippine e il più grande dell’isola meridionale di Mindanao. Il lago è una delle principali fonti di energia idroelettrica nel sud del paese sottosviluppato. Per essere sicuri, la Cina ha risposto generosamente alle chiamate ad aiutare Marawi a riprendersi dal conflitto, anche attraverso donazioni di attrezzature pesanti del valore di 155 milioni di pesos che sono state utilizzate per la costruzione di rifugi di transizione al di fuori di Ground Zero. Pechino ha anche erogato una sovvenzione di 1,1 miliardo di pesos durante la sessione di impegno per il Bangon Marawi Comprehensive Rehabilitation and Reconstruction Program a Davao City, Mindanao a novembre 2018.

Nel giugno 2017, al culmine dell’assedio, la Cina ha fornito armi da fuoco e munizioni per un valore di circa 370 milioni di pesos per aiutare le truppe filippine a combattere i militanti islamici, e successivamente ha fatto una donazione di 15 milioni di pesos per l’assistenza iniziale alle vittime dell’assedio.

La più ampia comunità internazionale ha finora contribuito con aiuti umanitari per un valore di almeno 6,9 miliardi di pesos per le operazioni di soccorso, mostrano i dati del DoF. Ma Abdul Hamidullah Atar, il sultano di Marawi, ha rimproverato il governo per non aver mantenuto la promessa di accelerare la riabilitazione della città, dicendo che migliaia di famiglie stanno ancora languendo in vari luoghi di evacuazione e di rifugio transitorio che li hanno “disumanizzati” per quasi due anni. Non è ancora chiaro se ai residenti di Ground Zero sarà permesso di tornare alle loro case in qualsiasi momento.

La Tfbm ha fissato il completamento della riabilitazione totale di Marawi entro il dicembre 2021, al 20 marzo, 49 ordigni inesplosi devono ancora essere recuperati dai 70 segnalati in precedenza, il motivo principale per cui i residenti non sono autorizzati a tornare alle loro case a Ground Zero.

Graziella Giangiulio