L’Etiopia ha liberato un giornalista, incarcerato dal 2011, con l’accusa di terrorismo, l’ultimo di una serie di rilasci di prigionieri volti a placare i disordini che hanno afflitto il paese dal 2015.
Eskinder Nega è stato condannato a 18 anni nel 2012 (foto grande) per cospirazione per aver commesso atti terroristici, essendo stato accusato di istigazione alla violenza con una serie di articoli online.
È stato rilasciato (foto piccola) una settimana dopo che il procuratore generale dell’Etiopia ha annunciato la sua grazia insieme ad altri 745 prigionieri, tra cui un alto dirigente dell’opposizione. I media di Stato etiopi in precedenza avevano detto che tutti i prigionieri sarebbero stati rilasciati a breve, riporta il sudafricano DefenceWeb.
La decisione è una delle riforme che il governo ha intrapreso dopo lo scoppio della violenza ben, tre anni fa, innescata da un piano di sviluppo urbano per Addis Abeba che ha di fatto scatenato una speculazione sull’acquisto della terra edificabile nella regione di Oromia.
I disordini si sono poi diffusi in tutta la provincia, con manifestazioni politiche e violazioni dei diritti umani. Migliaia di prigionieri sono stati liberati a gennaio 2018; tutti erano accusati di coinvolgimento nelle proteste. Il 13 febbraio le autorità hanno rilasciato Bekele Gerba, segretario generale del Congresso federalista del gruppo di opposizione Oromo, arrestato nel dicembre 2015.
«È chiaro che ci devono essere molti cambiamenti. Atrocità sono state commesse e devono essere affrontate», ha detto Bekele ripreso da Reuters «Le persone devono avere fiducia nel governo». I gruppi di difesa dei diritti dicono che centinaia di persone sono morte per le violenze nel 2015 e nel 2016.
Il governo di Addis Abeba è accusato di aver utilizzato le preoccupazioni in materia di sicurezza come pretesto per soffocare il dissenso, nonché di aver soffocato le organizzazioni non governative e i mezzi di comunicazione.
Luigi Medici