L’Opec ha raggiunto un accordo il 1 luglio per rinnovare i suoi tagli di produzione ed estenderli nel primo trimestre del 2020, ma il nuovo patto va a scapito delle fratture geopolitiche che si stanno approfondendo tra i membri del gruppo. Le discussioni su un accordo a lungo termine evidenziano il costo reale dell’alleanza del cartello con la Russia: L’Opec ha bisogno del partenariato per competere con i produttori di scisto americano, ma i più vecchi membri si sentono emarginati, come la Nigeria che temono un sbilanciamento verso l’asse saudita-russo.
Durante il fine settimana, il presidente russo Vladimir Putin ha rivelato che l’Arabia Saudita – leader di fatto dell’Opec – e la Russia hanno già accettato di mantenere i tagli di produzione ai volumi attuali, che si aggirano intorno a 1,2 milioni di barili al giorno, riporta Efe. «Penso che l’influenza della Russia sia benvenuta», ha detto il ministro dell’Energia saudita Khalid al-Falih. «Non credo che la Russia sia la prima a prendere le redini della situazione. La Russia è rispettosa dell’Arabia Saudita e ha accettato di ritirarsi dopo averli convinti che sia la mossa giusta per il mercato. La Russia non ci detta l’agenda e noi non la dettiamo a loro», ha detto il ministro.
L’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio dei 14 paesi membri si era riunita per discutere i modi per riequilibrare il mercato globale del petrolio. Il gruppo poi si è riunito con i 10 paesi guidati dalla Russia il 2 luglio per formalizzare l’accordo. L’obiettivo dell’Opec è quello di prevenire l’accumulo di scorte e mantenere i prezzi ad un livello più alto per bilanciare i bilanci dei suoi membri. Il cartello e i suoi alleati hanno concordato un ciclo semestrale di tagli alla produzione in dicembre, che ha fatto salire i prezzi del petrolio di ben il 22 per cento entro aprile.
Le recenti tensioni mediorientali che minacciano l’approvvigionamento petrolifero sono state compensate dalle preoccupazioni per l’economia globale, mandando i prezzi del petrolio in una spirale che potrebbe bloccare il mercato. Inoltre, resta viva la preoccupazione che la guerra commerciale Usa-Cina potrebbe avere sul mercato energetico.
Lucia Giannini