La fine del Ramadan, in arabo Eid al-Fitr ed in russo Uraz-Bairam, è stata scandita nel Caucaso del Nord da due episodi di violenza avvenuti in Daghestan ed in Inguscezia.
Sabato sera 18 agosto due uomini armati mascherati hanno fatto irruzione in una moschea sciita della città daghestana di Khasavyurt, dove erano riunite circa 70 persone per festeggiare la fine del Ramadan, esplodendo colpi d’arma da fuoco che hanno ferito almeno 8 persone. Dopo poche ore dall’attentato è stato ritrovato un dispositivo esplosivo nella moschea, anche se le informazioni riportate dai servizi di sicurezza parlano della presenza di due ordigni all’interno dell’edificio.
Tale attacco ha preceduto di poche ore quello avvenuto domenica mattina 19 agosto in Inguscezia che ha provocato la morte di 6 poliziotti ed il ferimento di almeno 6 persone che erano presenti al funerale del poliziotto ucciso sabato sera nel distretto di Malgobek nel nord della regione. Le testimonianze parlando di una forte esplosione che ha investito l’edificio dove si stava svolgendo il funerale dell’agente; attualmente 6 persone sono state ospedalizzate, ma le stime potrebbero salire a 10 persone nelle prossime ore.
Il Caucaso del Nord è sconvolto dalla guerra simmetrica che la Russia e le forze di sicurezza locali stanno combattendo contro l’insorgenza islamica nella regione che vede maggiormente coinvolte le repubbliche del Daghestan e dell’Inguscezia con attacchi regolari e continui agli agenti di polizia e ai militari, ma comprendente anche la Cecenia e la Kabardino-Balkaria. L’idea di fondo dei militanti islamici è la costituzione di uno stato islamico all’interno del Caucaso russo dove la Sharia diventi legge statale.