EGITTO. Xi Jinping ci deve 10 trilioni di dollari per la pandemia

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Due avvocati egiziani hanno intentato una causa multimilionaria contro il presidente cinese Xi Jinping per il suo presunto ruolo nella diffusione del coronavirus in Egitto. Mohammed Talaat e Amr Bayoumi, due avvocati del Consiglio di Stato egiziano, hanno presentato una denuncia contro Xi tramite l’ambasciatore cinese in Egitto, secondo il sito egiziano Al-Yawm Al-Jadid.

Una foto ampiamente diffusa sui social media avrebbe mostrato la lettera di presentazione della causa, che invitava il leader cinese a pagare 10 mila miliardi di dollari a causa della sua “responsabilità” per la diffusione del virus mortale Covid-19 in tutto il mondo. 

La causa si basa su rapporti che affermano che il coronavirus è stato “deliberatamente prodotto” dal governo cinese come parte di un programma di guerra biologica, e accuse che la Cina ha deliberatamente nascosto informazioni sulle prime fasi della diffusione del virus, che ha causato grandi danni al mondo.

I due avvocati hanno detto che i 10 trilioni di dollari sarebbero andati allo stato egiziano e al fondo di beneficenza sponsorizzato dallo stato Tahya Misr (Lunga vita all’Egitto). Entrambi gli avvocati hanno detto che intendono portare avanti il caso nei tribunali internazionali se la Cina non dovesse pagare. Le loro richieste sono state ridicolizzate da molti sulle piattaforme dei social media, riporta The New al Arab.

Inoltre, il Daily Mail riportava che il think-tank neo-conservatore, Henry Jackson Society, ha pubblicato un rapporto che accusa Pechino per la crisi del coronavirus, e di tutti i danni finanziari collegati, basato sui tentativi di Pechino di nascondere la diffusione di Covid-19. Il rapporto della Hjs ha rilevato che l’economia globale ha subito danni per quasi 4 trilioni di dollari, che avrebbero potuto essere evitati se la Cina fosse stata aperta sulla diffusione del coronavirus fin dall’inizio.

«Riconoscendo le difficoltà nel garantire la giustizia internazionale, il rapporto offre dieci diverse potenziali vie legali per l’azione legale contro la Cina attraverso le sedi giurisdizionali nazionali e internazionali. Mentre molti di questi fanno rispettare trattati diversi dal Ihr, il rapporto sostiene che gli avvocati pubblici internazionali potrebbero – come è stato fatto in precedenza – fare uso di clausole rilevanti per sostenere le norme internazionali. 

Le raccomandazioni della Henry Jackson Society includono l’utilizzo della Corte Internazionale di Giustizia, della Corte Permanente di Arbitrato, dei tribunali di Hong Kong, delle risoluzioni delle controversie attraverso i Trattati Bilaterali di Investimento e delle azioni presso il WTO», si legge nella presentazione del rapporto.

Lucia Giannini