Rischio egiziano in Tunisia?

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TUNISIA – Tunisi 13/12/2013. Il colpo di Stato militare in Egitto ha certamente gettato un’ombra sulla transizione democratica in Tunisia, luogo di nascita della primavera araba, in cui Ennahda ha accusato i suoi oppositori laici di cercare di replicare gli eventi del Cairo.

«Gli islamisti tunisini hanno vissuto il colpo di stato militare egiziano come se fosse successo in Tunisia. Vari politici continuano a parlare di una minaccia golpista anche se non c’è ne è traccia» afferma Selim Kharrat, analista dell’ong Al- Bawsala ripreso da Moroccoworldnews. Simili timori hanno solo aggravato la diffidenza tra le fazioni rivali facendo fallire i negoziati per la nomina di un governo tecnico di transizione teso a risolvere la crisi politica innescata dall’assassinio del deputato dell’opposizione Mohamed Brahmi nel mese di luglio 2013. L’escalation terroristica dei gruppi islamisti armati, accusati dell’uccisione di due politici dell’opposizione laica, che le forze di sicurezza stanno combattendo nella regione del Monte Chaambi vicino all’Algeria, hanno rafforzato i timori di un golpe polarizzando la tensione politica. Su questo argomento, l’International Crisis Group in un suo recente studio, Tunisia’s Borders: Jihadism and Contraband ha lanciato un grido d’allarme: anche se gli attacchi jihadisti in Tunisia sono ancora a bassa intensità, questi rischiano di indebolire lo Stato e di polarizzare ulteriormente la scena politica. L’Icg ha denunciato il preoccupante aumento del traffico di armi transfrontaliero che ha rafforzato il potenziale dirompente dei jihadisti e intensificato la corruzione: «Nel lungo termine, solo un consenso politico minimo tra le forze politiche sul futuro del Paese può consentire un approccio veramente efficace alla questione dei confini», si legge nello studio. Icg aggiunge anche che la fine della crisi politica del paese «sembra distante». Come in altri paesi della regione, la preoccupazione cresce anche in Tunisia circa i probabili contraccolpi dei combattimenti in Siria, generati dal rientro a casa di migliaia di jihadisti non siriani.