EGITTO. ISIS controlla parte del sistema carcerario

288

Le prigioni egiziane sono esattamente ciò che Isis cerca per ottenere facili e nuove reclute: centri di umiliazione, abuso e tortura. Sono diventate terreno fertile per l’estremismo: una sorta di linea di produzione continua di nuove reclute per l’Isis.

Si tratta di un problema per l’Egitto, il MedioOriente e anche gli Stati Uniti, riporta Human Rights First. L’Amministrazione Trump ha elogiato il Presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, nonostante le diffuse violazioni dei diritti umani sia all’interno che all’esterno delle carceri. 

Parlando al Cairo a gennaio, il Segretario di Stato Mike Pompeo ha ringraziato Sisi «per i suoi vigorosi sforzi per combattere la continua minaccia del terrorismo e l’islamismo radicale che lo alimenta (…) La nostra battaglia contro ISIS, al-Qaeda e altri gruppi terroristici continuerà». Secondo l’attuale legislazione Usa, 300 milioni di dollari degli 1,3 miliardi di dollari che il governo degli Stati Uniti dà all’Egitto dovrebbero essere legati al progresso dei diritti umani, ma non vengono rispettati.

Le prigioni di Sisi stanno producendo membri di Isis ad un ritmo crescente. In effetti, il Califfato è ora così potente da avere di fatto il controllo di parti del sistema carcerario egiziano. Stando alle testimonianze, «In alcune prigioni, come El Netrun, ci sono centinaia di uomini Isis e sono davvero potenti. Controllano come viene gestita la prigione e possono identificare i prigionieri vulnerabili che vogliono trasferire nella loro cella per radicalizzarli, e le guardie lo fanno».

Tutti gli ex detenuti hanno detto che la fine degli abusi nel sistema carcerario renderebbe molto più difficile per Isis reclutare. Le testimonianze riportano che: «A volte le persone in carcere sono lì perché sono state prelevate ad un posto di blocco o perché avevano qualcosa contro il governo su Facebook. Poi in prigione vengono sottoposte ad elettroshock, in bocca, sui genitali. Dopo di che sono pronti ad ascoltare Isis». Nessuno sa quanti prigionieri politici ci sono in Egitto, anche se le stime riportano generalmente circa 60.000 persone. Più a lungo la tortura continua, più facile sarà per Daesh reclutare i detenuti.

Luigi Medici