EGITTO. HRW denuncia la catena di montaggio della tortura del Cairo

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Il presidente egiziano Abdul Fattah al-Sisi avrebbe dato il “via libera” alle forze di sicurezza per torturare regolarmente i detenuti politici. È questo il senso del nuovo report di denuncia di Human Rights Watch: We Do Unreasonable Things Here. Torture and National Security in al-Sisi’s Egypt.

In questo studio Hrw sostiene che il ministero degli Interni ha creato una specie di “linea di montaggio” delle torture per raccogliere informazioni e preparare casi giudiziari.

Gli agenti di polizia possono malmenare i sospetti e utilizzare scariche elettriche e dolore autoinflitto con «impunità quasi totale» dice Hrw. Il governo del Cairo ha negato le accuse di tortura diffusa e sistematica; ha accusato singoli individui di aver compiuto abusi e dichiarandoli unici responsabili di simili comportamenti.

Nello studio di 63 pagine, Human Rights Watch afferma che Sisi sta perseguendo l’obiettivo della stabilità politica “a tutti i costi”.

La lunga catena di presunti abusi, conclude Hrw, rappresenta un crimine contro l’umanità.

Negli ultimi quattro anni, più di mille manifestanti sono stati uccisi negli scontri con le forze di sicurezza, almeno 60 mila persone sono state arrestate o accusate, centinaia di persone sono state condannate a morte e altrettante sono scomparse; per la gran parte si tratta di sostenitori della Fratellanza musulmana, ma ci sono anche attivisti dell’opposizione liberale e laica.

Hrw ha ascoltato gli ex detenuti e gli avvocati egiziani della difesa e dei diritti umani. Gli ex detenuti hanno affermato che le sessioni di tortura sono iniziate con uso di scosse elettriche; la fase 2 prevede un aumento della potenza della scossa elettrica, quasi sempre sui i genitali dell’indagato.

La fase tre prevede l’uso di posizioni forzate di stress per ore, seguite da bastonate e scosse elettriche.

Spesso dopo le torture, l’indagato veniva costretto a leggere una confessione preparata che veniva filmata.

Molto spesso quando i detenuti denunciavano le torture subite in tribunale, il pubblico ministero rispondeva che non si trattava di affari suoi affari e ordinava di confermare la confessione o di subire ulteriori dosi del trattamento. 

Hrw, ripresa anche dalla Bbc, afferma che la magistratura sta ufficialmente indagando su almeno 40 casi di tortura dal 2013, una piccola «frazione delle centinaia di accuse fatte»; dei 40 casi, solo sei si sono risolti con la condanna dei funzionari del ministero degli Interni, e tutti i casi aspettano ancora l’appello.

Tommaso dal Passo