Il Presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ha chiesto la scorsa settimana al Primo Ministro etiope Hailemariam Desalegn di accettare la mediazione internazionale per affrontare il progetto di costruire una diga sul Nilo Blu voluto dall’Etiopia.
Desalegn ha respinto la proposta egiziana di far partecipare la Banca mondiale come parte neutrale ai negoziati, ma era aperto a discutere la questione in occasione di incontri futuri, ha detto il leader etiope in una conferenza stampa congiunta dopo la riunione tenutasi il 18 gennaio, ripresa da Efe.
Al-Sisi ha espresso una «grande preoccupazione» per i lavori della Grand Ethiopian Renaissance Dam, che è in costruzione vicino al confine sudanese e che, teme, potrebbe causare una diminuzione nella portata delle acque del Nilo in Egitto.
Al tempo stesso, al-Sisi ha chiesto che venissero completati studi tecnici per valutare i possibili effetti economici, sociali e ambientali della diga sul Sudan e sull’Egitto, paesi situati a valle.
Secondo fonti citate dal quotidiano ufficiale Al-Ahram, l’Egitto vuole che il riempimento della diga sia controllato da un organismo internazionale indipendente, una volta completati gli studi tecnici.
Il leader etiope ha espresso la sua fiducia nel fatto che la discussione potesse essere risolta rapidamente in seno al comitato tripartito che il suo paese forma insieme al Sudan e all’Egitto, ribadendo nel contempo l’impegno di Addis Abeba a collaborare con tutte le parti.
Desalegn ha cercato di rassicurare il governo al-Sisi, spiegando che la diga non influenzerà l’approvvigionamento idrico dell’Egitto. L’incontro tra Al-Sisi e Desalegn ha fatto seguito ad una riunione del comitato di cooperazione bilaterale, che ha portato alla firma di diversi accordi economici. L’Etiopia ha iniziato la costruzione della diga nel 2011 vicino al confine sudanese che, una volta completata, avrà una potenza totale di 6.000 megawatt di energia, permettendo al paese di esportare elettricità.
Maddalena Ingrao