8 maggio: giornali egiziani vistati a lutto

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EGITTO – Il Cairo 07/05/0216. Il 1° maggio scorso, le forze di sicurezza egiziane hanno preso d’assalto la sede del sindacato dei giornalisti al Cairo, arrestando due giornalisti Amr Badr e Mahmoud Al-Sakka.

L’arresto è stato motivato dall’incitamento contro il governo per il sit in di protesta sull’accordo saudita-egiziano relativo al confine marittimo in base al quale l’Egitto cede il controllo della Isole del Mar Rosso di Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita. Il raid nella sede del sindacato dei giornalisti ha suscitato forti critiche contro le forze di sicurezza e il ministero degli Interni, perché secondo l’articolo 70 della legge sui media in Egitto, le forze di sicurezza non possono entrare nell’edificio del sindacato dei giornalisti senza il consenso dell’ufficio del procuratore generale e in assenza del presidente del sindacato. Dalle proteste esplose subito dopo, è venuta la richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno Magdy ‘Abd Al-Ghaffar, riporta Memri.
Il 4 maggio, mille membri della assemblea generale del sindacato hanno approvato una serie di risoluzioni: hanno ribadito la richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno e chiesto le scuse del Presidente e il primo Ministro; hanno deciso di non citare il nome del ministro degli Interni nei servizi e anche di stampare la sua foto in negativo. Inoltre, è stato deciso che i giornali egiziani stamperanno le loro prime pagine il 8 maggio, vistate a lutto. La maggior parte dei giornali egiziani ha accettato di conformarsi alle decisioni dell’Assemblea. Tutti gli altri ordini professionali egiziani e altri ordini professionali giornalistici, come quello tunisino, dell’Onu, dell’Ue, hanno condannato l’azione del ministero degli Interni egiziano esprimendo solidarietà con quello egiziano.
Tra i media egiziani, la reazione del quotidiano Al-Ahram è stat pesante: nell’editoriale del 3 maggio il quotidiano ha duramente condannato il raid e ha avvertito che danneggiare la libertà di parola sarebbe costata caro allo stato. Infine ha minacciato lo stesso governo affermando che il popolo egiziano ora sa che il proprio destino è nelle sue mani e che quando si alza non c’è nulla che possa fermarlo. Al-Ahram è un giornale solitamente vicino al governo ed è quindi indicativo della gravità della crisi l’editoriale e la sua posizione di contrapposizione al governo di Al Sisi e al suo ministro dell’Interno.