Nuovo giro di vite in Egitto

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EGITTO – Il Cairo 28/04/2014. Illegale il movimento 6 aprile e nuove condanne a morte per i Fratelli musulmani.

Un tribunale egiziano ha dichiarato illegale il movimento 6 aprile. Si tratta del movimento giovanile che ha contribuito a ingegnere la rivolta del 2011 che ha portato alla cacciata del presidente Mubarak. La sentenza è stata considerata dagli attivisti come parte di una campagna orchestrata dal governo per soffocare l’opposizione e il dissenso.
Il tribunale del Cairo ha stabilito in una causa promossa da un avvocato che chiedeva la messa al bando del gruppo con l’accusa di «aver offuscato l’immagine dello stato egiziano e cospirato contro gli interessi nazionali del paese».
I leader del 6 aprile, Ahmed Maher e Mohammed Adel, sono stati incarcerati per aver violato una nuova legge che regolamenta le manifestazioni di protesta, la quale prevede che ogni manifestazione debba essere autorizzata dalla polizia.
La sentenza può essere ancora sospesa nel successivo gradi di giudizio. La pena di morte è stata chiesta contro 683 attivisti pro – Morsi che si vanno ad aggiungere ai più di 500 condannati a morte alla fine di marzo 2014. Il tribunale di Minya nel Medio Egitto, ha chiesto la pena di morte contro i 683 sostenitori del presidente Morsi. Tutti sono sotto processo per gli stessi atti di violenza della precedente condanna e da parte dello stesso giudice che aveva condannato a morte alla fine di marzo, 529 attivisti pro – Morsi, provocando una protesta veramente internazionale. Le Nazioni Unite accusarono poi accusato l’Egitto di violare il diritto internazionale. Lo stesso tribunale di Minya ha commutato il 28 aprile, all’ergastolo la pena per 492 delle 529 condannate a marzo.
La condanna a morte dei 683 attivisti deve ora essere approvata dal Mufti d’Egitto, un passo considerato una formalità nel sistema giudiziario egiziano, ma che deve seguire un ricorso
Dei 683 imputati, solo una cinquantina sono in prigione; gli altri sono stati rilasciati su cauzione o sono latitanti, tra cui Mohamed Badie , la guida suprema dei Fratelli Musulmani. Esiste un altro caso di violenza di massa a Minya, che vede coinvolti più di 900 imputati e la cui data non è ancora stata fissata.