All’inizio di giugno il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi ha esortato l’Etiopia ad accettare un “compromesso” sulla crisi della Grand Ethiopian Renaissance Dam. Ha affermato «l’importanza di sollecitare l’Etiopia a dimostrare la volontà politica necessaria per raggiungere soluzioni di compromesso al tavolo dei negoziati», osservando che «queste soluzioni dovrebbero proteggere gli interessi dell’Etiopia rispettando i diritti e gli interessi dei paesi a valle». A parlare della questione un lungo report di Africa Intel. Volontà poi manifestata durante il recente incontro tra Abiy e al Sisi.
La Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD) è una diga a gravità sul fiume Nilo Azzurro in Etiopia in costruzione dal 2011. Si stima che costerà quasi 5 miliardi di dollari, che è molto per l’Etiopia. La sua capacità di generazione pianificata è di 6.000 MW attraverso 16 unità di generazione con una capacità nominale di 375 MW ciascuna. Questa diga potrebbe essere una soluzione per l’Etiopia per il problema dell’elettricità.
Allo stesso tempo, la diga GERD è diventata fonte di forti tensioni tra Etiopia, Sudan ed Egitto. Dall’inizio della costruzione del GERD nel 2011, il Cairo ha affermato che il progetto rappresenta una minaccia per la stabilità egiziana e regionale. Il problema è che il flusso del fiume va dal lago Tana attraverso il Khartoum fino al delta del Nilo. Quindi questa diga che per l’Etiopia un mezzo per emanciparsi minaccia il futuro di Sudan e l’Egitto. L’Etiopia infatti, con il GERD può controllare il flusso del fiume, quindi ha un mezzo per causare enormi inondazioni o siccità in Sudan ed Egitto e mettere in ginocchio l’economia di paesi già poveri.
L’Egitto si è opposto immediatamente al progetto quando è stato annunciato dall’Etiopia nel 2011. Il conflitto si è intensificato nel 2013 quando l’Etiopia ha deviato il fiume per costruire la diga. Anche l’attuale regime in Etiopia sotto Abiy Ahmed non è disponibile a scendere a patti con Sudan e dell’Egitto. Nel 2019 ha persino minacciato l’Egitto.
Entrambe le parti contendenti si rifiutano di fare concessioni. Entrambe continuano a stare sulle proprie posizioni senza raggiungere un equilibrio. Se la situazione continua rischia di deteriorarsi e diventare una specie di guerra fredda tra Egitto ed Etiopia il Sudan è già inghiottito dalla guerra ed è escluso da queste trattative. Abiy Ahmed vuole approfittare della situazione e ottenere condizioni favorevoli per il funzionamento della diga.
Così l’Egitto ora è l’unico a negoziare i termini con l’Etiopia. E le recenti dichiarazioni di Abdel Fattah Al-Sisi non accennano a diminuire la tensione.
Maddalena Ingroia