Sharm addio!

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ITALIA – Roma 06/11/2015. Il turismo in Egitto rappresenta l’11% del Pil del paese; l’incidente dell’aereo russo nella penisola del Sinai, con i suoi 224 morti potrebbe affossarlo quasi completamente.

Londra e Washington, infatti, ritengono che l’incidente sia stato causato da un atto terroristico, probabilmente dello Stato islamico; una ritorsione per la presenza russa nel teatro siro-iracheno.

L’Egitto ha una media di 3 milioni di turisti e quasi 20 milioni di persone che lavorano nel settore, l’11% del Pil, appunto.
Il 5 novembre, il ministro britannico degli Esteri, Philip Hammond, parlando a Sky ha detto che «ISIS Sinai ha rivendicato l’incidente dell’aereo russo. Lo hanno fatto subito dopo il disastro. Abbiamo esaminato molte altre informazioni, e abbiamo concluso che è altamente probabile».
Nel giorno precedente, Londra aveva sospeso i voli tra Sharm el-Sheikh e il Regno Unito, seguita a ruota da Lufthansa Aviation, da Easyjet e da altre compagnie che hanno annunciato l’interruzione “per motivi precauzionali”.
Nonostante le smentite e le rassicurazioni del presidente egiziano al Sisi, proprio da Londra durante una visita di Stato, e le richieste di Putin, fatte personalmente con una telefonata a Cameron, sulla fornitura di simili informazioni per aiutar elle indagini sul caso, la vittima economica principale è l’economia egiziana e il suo pupillo: il turismo. D’altronde Daash lo aveva già detto dopo i sanguinosi attentati in Tunisia, al Bardo e a Sousse: il turismo degli empi nei luoghi islamici deve finire. E a quanto pare, per ora, ci sta riuscendo col semplice sospetto e senza nessuna prova riconosciuta.