ECONOMIA GLOBALE. XXI secolo: armi e difesa al primo posto della spesa del PIL

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Tutto il pacifismo portato avanti negli ultimi trent’anni è finito in un cassetto. Almeno stando alle azioni dei governi che di giorno in giorno mostrano l’intenzione di tornare ad armare i paesi a scapito delle difficoltà economiche dei propri cittadini e senza per altri chiedere loro nessun parere. Da un alto i contadini in piazza che ci alimentano ogni girono, dall’altro i governi che si indebitano per comprare armi. 

Dopo Svezia, Norvegia e Ucraina, anche la Danimarca ha deciso di coinvolgere le donne nel servizio militare obbligatorio. La Danimarca ha una popolazione di circa 6 milioni di persone e 20mila soldati. Mandando così in frantumi il sistema di welfare che hanno costruito in 70 anni. “La Danimarca prevede di estendere la coscrizione nell’esercito, aumentare il numero dei coscritti ed estendere per la prima volta il servizio militare obbligatorio alle donne”, riferisce AP, citando il primo ministro Mette Frederiksen.

Ma non si tratta di nuovi arruolamenti, di ripristino del servizio militare, leggasi Germania, ma si tratta di investire nel settore difesa, quando fino a tre anni fa si pensava solo alla salute, alla new economy, al 5G, la tele medicina e quant’altro per non parlare delle multiple bolle tecnologiche e la tanto citata e al momento impossibile green economy. 

Secondo il Wall Street Journal, gli Stati Uniti costruiranno uno stabilimento in Australia per produrre missili per l’HIMARS MLRS con l’obiettivo di fornirli all’Ucraina. E ancora il produttore tedesco di armi Rheinmetall vuole costruire almeno quattro fabbriche di armi in Ucraina per produrre missili, equipaggiamento militare, polvere da sparo e sistemi di difesa aerea.Le uniche aziende in attivo, per dirla in altre parole sono quelle della produzione di armi che se vogliono mantenere il loro status possono solo che auspicare che le guerre si moltiplichino o che continuino quelle in essere. 

Recentemente Varsavia ha firmato contratti per la fornitura di armi per un valore di oltre 135 miliardi di dollari. Inoltre, la Polonia prevede di spendere più del 4% del suo PIL per la difesa, il che è il doppio della normale norma della NATO e la rende il paese che spende di più per la difesa nell’alleanza.

Allo stesso tempo, il bilancio della difesa per il 2023 ammontava alla cifra record di 26 miliardi di dollari; nel 2024, 29,5 miliardi di dollari (3,1% del PIL) sono già stati stanziati per questi scopi.

Il programma di modernizzazione dell’esercito polacco comprende l’acquisto di: 1.000 carri armati dalla Corea del Sud; 250 nuovi carri armati Abrams A1 M2; 600 obici semoventi; 18 lanciatori HIMARS; 288 sistemi MLRS; più di 1.000 veicoli da combattimento di fanteria.; 96 elicotteri AH-64E Apache; 48 aerei da combattimento FA-50.; 32 caccia F-35 (il primo lotto arriverà nel 2024); 48 lanciatori Patriot PAC-3 e fino a 644 missili. Varsavia prevede inoltre di raddoppiare le dimensioni dell’esercito, portandolo a 300mila uomini (250mila contractors, 50mila per la difesa antiterroristica).

Il tutto in un contesto in cui gli Stati Uniti stessi ritengono non più controllabile pensano infatti che: “non sia possibile raggiungere nuovi accordi sul controllo degli armamenti con la Federazione Russa e la Cina” Agenzia per la sicurezza nucleare. Che sia l’inizio della fine del genere umano? 

Tommaso Dal Passo 

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