ITALIA – Roma 08/05/2014. Nel XXI secolo, la guerra non è la fare politica con altri mezzi, nel XXI secolo la guerra è fare business con altri mezzi. Alla luce di questa considerazione, possiamo dire che Putin stia usando tecniche di Open Source Warfare?
Certo che si. Chi gli ha suggerito l’approccio ? A quanto pare, tra i suoi consulenti c’è Vladislav Surkov, uno scrittore di fantascienza. Surkov da poco ha pubblicato un racconto col suo “nome de plume” Nathan Dubovitsky, intitolato Senza Cielo. Nel racconto si narra di una guerra di tutti contro tutti. A scrivere queste note è John Robb, analista e polemologo statunitense autore del best seller Brave New War.
Surkov ambienta la sua nuova storia in un futuro distopico , dopo la “Quinta guerra mondiale”:«Questa è stata la prima guerra non lineare. Nelle guerre primitive del XIX, XX secolo e di quelli precedenti si è combattuto solitamente su due lati, che fossero due nazioni o due coalizioni. Ora, siamo di fronte a quattro coalizioni. E non è che siamo di fronte a due contro due. O a tre contro uno. No. Tutti contro tutti». Si legge nel racconto. Surkov è considerato l’inventore della “democrazia gestita” che ha dominato la Russia nel XXI secolo, e che ora si concentra sulla politica estera.
Un simile approccio è quello di Peter Pomerantsev, che su FP vede anche una connessione tra questo approccio e la visione corporativista del mondo in cui dei “raid aziendali” possono essere realizzati dagli Stati e con incursioni commerciali anche violente.
Guardando da vicino le azioni del Cremlino durante la crisi in Ucraina, si inizia a vedere una mentalità tipica del XXI secolo, in cui vengono manipolate le interconnessioni finanziarie transnazionali, scrive Pomerantsev, la tessitura globale e mediatica e la riconfigurazione delle alleanze geopolitiche. L’Occidente sembra ancorato ad un vecchio approccio, mentre il Cremlino sta attuando mosse geopolitica avant- garde. L’approccio del Cremlino potrebbe essere chiamato proprio “guerra non-lineare”.Si tratta di un sistema in cui i vecchi paradigmi geo-politici non reggono più . Ue e Nato sembrano significare meno, il Cremlino non ha più timore dell’Occidente, Mosca ha instaurato con società nominalmente “occidentali”, come Bp, Exxon, Mercedes e Basf, legami stretti e nel contempo, molti paesi occidentali ricevano flussi finanziari sporchi dallo spazio post-sovietico che fanno parte dei loro modelli economici. Finora, la scommessa geopolitica del Cremlino sembra dare i primi frutti, stanti le considerazioni finanziarie che stanno frenando le sanzioni. Se l’integrazione di Mosca nel circuito economico globale era motivata dal relativo controllo di una eventuale aggressione militare e politica della Russia, il Cremlino ha capito che il concetto poteva essere capovolto: l’interconnessione significa anche che la Russia può liberarsi dai vincoli con l’aggressività. In questo quadro si muove il Cremlino, utilizzando il giocattolo dell’Ucraina orientale, con interventi indiretto attraverso bande locali, con una conoscenza approfondita degli interessi dei mediatori locali, come miliardario di Donetsk Rinat Akhmetov (l’uomo più ricco dell’Ucraina) o di Mikhail Dobkin, l’ex capo dell’amministrazione regionale di Kharkiv e adesso candidato presidenziale. Anche se questi magnati locali, scrive Pomerantsev, fanno dichiarazioni pubbliche di sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina, il loro precedente sostegno a Yanukovych li rende diffidenti nei confronti del nuovo governo a Kiev. Per loro sarebbe sufficiente una ampia autonomia che garantisca la loro sicurezza e i loro interessi finanziari globali. “Pensa globale, agisci locale” è il motto del Cremlino nel Donbass.
La “non- linearità” del Cremlino è evidente da come sta manipolando i media occidentali e il discorso politico. Se nel XX secolo il Cremlino entrava in Europa occidentale solo attraverso i partiti poltici e i movimenti di sinistra, intesa in senso generico, ora utilizza un contraddittorio caleidoscopio di messaggi, costruendo alleanze con gruppi molto diversi tra di loro. Tra di essi possiamo ricomprendere i movimenti della destra – nazionalista europea come l’ungherese Jobbik, il Front National francese o i M5S o la Lega Nord in Italia, sedotti dal messaggio anti-Ue ; l’estrema sinistra, come Tsipras, ancora in lotta contro l’egemonia statunitense; i conservatori religiosi statunitensi catturati dalla posizione anti-omosessuale del Cremlino. Il risultato è una cacofonia nel settore occidentale che fa da cassa di risonanza per il Cremlino. Gli influencer, nei media e nella politica occidentale, quando compaiono, non fanno riferimento diretto alle posizioni di Mosca o ai loro legami con la Russia PR Ketchum ha fatto mettere degli editoriali sull’Huffington Post, ad esempio; oppure articoli anti- Maidan dello storico britannico John Laughland, i lettori non sanno che lo storico Laughland è stato direttore di pensatoi finanziati dal Cremlino a lui vicini; o il consulente politico tedesco Alexander Rahr, consulente anche della società energetica tedesca Wintershall, partner di Gazprom.
Combattere la guerra non lineare richiede misure non – lineari. Il Cremlino sta sfidando la visione occidentale della globalizzazione. Il suo punto di vista sulla globalizzazione la interpreta come una sorta di “raid aziendale”. Il “Raiding” comporta l’acquisto di una quota di minoranza in una società, utilizzando tutti i mezzi leciti e non leciti a disposizione per acquisirne il controllo. Le élite russe a volte si riferiscono alla Russia come ad un “corporate raider”. La guerra non lineare è il mezzo attraverso il quale un raider geo-politico può sfruttare la sua relativa debolezza. E questa visione fa appello a un ampio uditorio in tutto il mondo, parla a quelle audience piene di risentimento per l’Occidente e convinte che il “villaggio globale” è truccato a priori. Con tutta la pretesa di isolare la Russia dal resto del mondo, le economie Brics sono state tiepide nella condanna dell’annessione della Crimea, e il Cremlino ha ringraziato Cina e India per la loro comprensione. La battaglia di idee in corso è tra visioni concorrenti della globalizzazione, tra il “villaggio globale” occidentale e la guerra non – lineare. È ingenuo supporre che l’Occidente vincerà questa nuova battaglia con la stessa formula usata nella Guerra fredda.