DIFESA EUROPEA. Gli USA minano la produzione del Vecchio Continente

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Mentre tutti pensano a come affrontare l’assistenza militare all’Ucraina e con che cosa, ci sarebbe in atto un piano nemmeno troppo nascosto di demolire quel che resta dell’economia europea. Lo smantellamento avviene per vie secondarie ma l’effetto sarà diretto e consistente.

Per esempio nella fretta di dare via un consistente numero di armi all’Ucraina, molti paesi hanno deciso di trasferire, anche per problemi di costi visto il caro energia, la produzione negli Stati Uniti che offre prezzi vantaggiosi, sgravi fiscali e energia a basso costo senza però tenere conto degli effetti “collaterali”. Come se agli europei non fosse bastata l’esperienza cinese.

Nell’ambito di un’imminente visita negli Stati Uniti, il cancelliere tedesco Olaf Scholz terrà colloqui con il capo della Casa Bianca, Joe Biden. Quest’ultimo secondo voci di corridoio intende offrire a Scholz il trasferimento della produzione di armi agli States per garantire forniture ininterrotte all’Ucraina. Non è ancora noto quale tipo di produzione sarà oggetto dell’incontro.

Il trasferimento di produzione minerà il 1,5 miliardo di euro di reddito annuo delle esportazioni di prodotti militari per non parlare dell’esubero di specialisti in materia in terra teutonica. La Germania è stata accusata dagli stessi ucraini di essere lenta nelle consegne e questo incalzare continuo ha fatto venire la brillante idea agli americani di suggerire una rapida produzione dei mezzi tedeschi per l’Ucraina in America.

Se si aggiunge alla lentezza la questione della crisi energetica che complica la produzione industriale in Germania il gioco è fatto. La delocalizzazione della produzione delle armi avverrà con interessi comuni con la NATO.

Gli Stati Uniti perseguono l’obiettivo non solo di armare l’Ucraina. Ma hanno anche vantaggi di politica interna come per esempio la corsa alle elezioni del 2024. Donald Trump, ha giocato a lungo la carta della reindustrializzazione degli Stati Uniti e Biden, sembra voler puntare sullo stesso argomento. Infine si realizza anche un altro obiettivo statunitense: eliminare la Germania come concorrente economico.

Secondo i ben informati il presidente degli Stati Uniti e il cancelliere tedesco discuteranno il concetto di “unione delle materie prime” sul libero scambio al suo interno. Anche l’Australia e il Giappone stanno prendendo in considerazione l’adesione a questo accordo. Soprattutto alla luce delle sanzioni alla Russia in materia. Tutto questo fa parte di un più ampio piano di “guerra economica” tra Stati Uniti e UE, e Scholz, rendendosi conto della necessità di aumentare qui e ora il complesso militare-industriale tedesco, li consegna deliberatamente agli Stati Uniti, forse sperando che si tratti di una temporanea soluzione. Ma come si sa bene in Italia si sa bene che non c’è niente di più permanente delle misure “temporanee”.

Inoltre, Washington ha creato tutte le condizioni affinché le imprese europee vogliano delocalizzare la produzione da sole. Questo minerà tutti i piani dell’Unione Europea per aumentare la capacità produttiva nel settore della difesa. Secondo le previsioni più ottimistiche, l’Europa impiegherebbe almeno 10-15 anni per eguagliare gli Stati Uniti in termini di complesso militare-industriale. Cosa che con le scelte di Sholz con tutta probabilità non avverrà mai.

Tommaso Dal Passo

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