
Tra gli effetti indiretti della guerra in Ucraina, il dialogo tra Pristina e Belgrado promosso da Bruxelles si fa ancora più complesso. Martedì 14 giugno la Commissione Affari esteri del Parlamento europeo ha emesso un rapporto in cui auspica che Serbia e Kosovo possano raggiungere un accordo basato sul “riconoscimento reciproco”.
Una valutazione che non arriva a caso, ma che è sicuramente una risposta al mancato appoggio del governo serbo alle sanzioni contro Mosca. Lo stesso documento infatti invita Belgrado ad «allinearsi alle decisioni dell’Unione europea contro la Russia».
La Commissione non trascura comunque l’atteggiamento delle autorità kosovare nei confronti della minoranza serba: il report, infatti, invita entrambi i paesi a rispettare gli accordi precedentemente raggiunti, compreso quello sull’associazione delle municipalità serbe in Kosovo, ovvero una sorta di enclave a cui garantire maggiore autonomia. Si tratta di una misura concordata tra le due parti nel corso delle sessioni di dialogo promosse da Bruxelles, ma che ancora non è stato implementata da Pristina.
Si tratta comunque del primo documento emesso dal Parlamento europeo in cui si fa direttamente riferimento al riconoscimento reciproco tra i due paesi, e fa parte dei report in cui si aggiorna il punto della situazione sull’area balcanica, con riferimento anche alla Bosnia Erzegovina. A luglio il rapporto passerà in aula, e sarà discusso dagli europarlamentari: lì emergeranno le divisioni tra gruppi parlamentari e Paesi membri su un tema molto controverso come il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo.
Immediata la risposta di Aleksandar Vučić: «il riconoscimento reciproco non è quello che vogliamo, ognuno dovrebbe badare ai propri affari». Il Presidente serbo ha anche accusato la Commissione europarlamentare di non rispettare i propri limiti di capacità negoziale. Ma la dichiarazione più interessante la fa il Ministro dell’Interno Vulin: «È tempo che la neutralità militare si evolva in neutralità politica».
Carlo Comensoli