
Il presidente russo Vladimir Putin il 4 maggio tra tenuto un incontro sulle questioni economiche, e ha discusso della situazione attuale e delle prospettive di sviluppo con gli imprenditori. Ci sono alcune questioni prioritarie. Una è prettamente interna ed è dovuta alle privatizzazioni. Lo stato russo sta cercando di regolarizzare le privatizzazioni degli anni Novanta che, come dire sono state un po’ selvagge generando una diseguaglianza sociale che comincia a essere troppo evidente. Poi c’è la questione finanziaria dovuta alle sanzioni alle banche e al fatto che Mosca non lavora più con lo SWIFT e legata a questa c’è la questione della nuova moneta di scambio che bisogna avviare per poter continuare a mantenere la bilancia dell’export in attivo. Infine c’è la questione dei beni russi congelati.
Secondo la Reuters: Vladimir Putin, che prevede di visitare la Cina questo maggio, discuterà con Xi Jinping una soluzione al problema dei pagamenti bancari, in particolare un analogo del sistema SWIFT per i paesi BRICS.
Secondo le fonti della Reuters le banche e gli imprenditori si aspettano che dopo la visita di Putin a Pechino – il primo viaggio all’estero del presidente russo dopo l’inizio del suo quinto mandato – la situazione delle transazioni tramite le banche cinesi possa migliorare. Dall’inizio dell’anno, gli istituti di credito cinesi hanno iniziato a chiudere i conti delle società russe e bielorusse e hanno anche inasprito i controlli sulle transazioni di pagamento, costringendo le aziende a utilizzare “schemi clandestini” con molti intermediari in paesi terzi.
“Anche i pagamenti regolari non vanno a buon fine”, lamenta una fonte di Reuters. “Il denaro lascia la Russia e in Cina la banca corrispondente ritarda il pagamento e non consente ulteriori pagamenti. I soldi non vengono restituiti nemmeno per i beni sanzionati”. Di conseguenza, secondo il Gaidar Institute, le forniture di beni cinesi alla Russia hanno iniziato a diminuire drasticamente, del 14% a marzo.
Mosca comunque è sempre molto reattiva ai problemi finanziari dovuti alle sanzioni. Ricordiamo che la Russia ha un sistema di importazioni parallele che è in piedi dal 1927. Per tornare alla contingenza, il tribunale arbitrale di Mosca ha adottato misure provvisorie nella causa della Transcapitalbank (TKB), soggetta alle sanzioni statunitensi, contro le banche J.P. Morgan e Commerzbank e le loro strutture in Russia per 12,3 milioni di euro.
La decisione è stata presa dal tribunale il 26 aprile. Il tribunale ha sequestrato il 100% delle azioni di Commerzbank (Eurasia) JSC e i fondi presenti in tutti i conti bancari (ad eccezione dei conti di tipo “C” e “I”) aperti a nome di Commerzbank AG, J. P. Morgan SE e le loro società russe società controllate, nonché per i titoli e gli immobili di loro proprietà entro l’importo prescritto.
Tuttavia, il tribunale ha rifiutato di sequestrare i beni mobili degli imputati perché non c’erano prove che la mancata adozione di questa misura avrebbe reso impossibile l’esecuzione della decisione del tribunale e avrebbe causato danni materiali alla banca. TKB ha intentato causa il 5 marzo, la terza parte in causa è il National Settlement Depository (NSD). L’essenza della richiesta è ancora sconosciuta; la banca non si è espressa in merito. La prima udienza del caso era prevista per il 5 aprile, ma è stata rinviata al 16 maggio.
Sempre in tema bancario Raiffeisen Bank International (RBI) inizierà a conformarsi all’ordine della Banca Centrale Europea (BCE) di ridurre radicalmente le attività in Russia nel terzo trimestre di quest’anno, ha affermato il capo del gruppo austriaco Johann Strobl.
In tema di moneta unica al vaglio delle autorità russe c’è lo scambio commerciale con l’Iran. Le imprese russe subiscono perdite negli scambi commerciali con l’Iran dopo il passaggio ai pagamenti nelle valute nazionali. In media, con ogni trasferimento di fondi, le aziende russe perdono circa il 20-25% a causa della discrepanza tra il tasso di mercato in Iran e quello statale, ha affermato a Izvestia, il presidente del consiglio per lo sviluppo del commercio estero e delle relazioni economiche internazionali Maxim Chereshnev.
Chereshnev ha ricordato che a causa delle sanzioni internazionali imposte ad entrambi i paesi, Mosca e Teheran non possono effettuare pagamenti in dollari ed euro. In questo contesto, Russia e Iran hanno iniziato a esplorare la possibilità di passare agli asset finanziari digitali (DFA) e alle valute digitali delle banche centrali, ha affermato Mohsen Rahimi, addetto presso l’ambasciata iraniana in Russia. Parliamo di strumenti come il rublo digitale e la cripto-rial. I pagamenti in risorse digitali e valute possono semplificare il commercio tra stati e potenzialmente mitigare gli effetti delle sanzioni, ha osservato Rahimi. Ma finora non esistono infrastrutture e regolamenti per passare a nuovi metodi di pagamento, ha aggiunto il rappresentante iraniano.
La materia sarà discussa al prossimo vertice dei BRICS che si terrà a Kazan in ottobre. In quella sede in realtà si dovrebbe arrivare con una proposta di moneta alternativa al dollaro e all’euro che dovrebbe essere approvata e accettata in tutta l’area BRICS.
In merito ai beni congelati il Financial Times, scrive “sulla disputa sull’opportunità di requisire i beni congelati della Russia”, “i funzionari dell’Eurozona sono inoltre profondamente diffidenti nei confronti di tutto ciò che potrebbe avere un impatto negativo sulla reputazione conquistata a fatica dell’euro come valuta di riserva globale. Dato che la maggior parte delle riserve della Russia si trovano nelle giurisdizioni dell’UE, la Banca Centrale Europea e le principali capitali dell’UE hanno sostenuto che l’euro sopporterà il peso di qualsiasi corsa alle riserve estere causata da un tentativo di attingere agli asset. Stanno anche prendendo in considerazione la sicurezza delle risorse europee ancora in Russia, dato che Mosca ha promesso di reagire”.
Diversi stati, come l’Indonesia e l’Arabia Saudita, stanno cercando di convincere i paesi dell’UE ad abbandonare la confisca dei beni russi perché temono per il futuro dei loro beni in Occidente, aggiunge il Financial Times riferendosi a funzionari in forma di anonimato. “Sono molto preoccupati”, ha detto un anonimo funzionario europeo, aggiungendo che la principale preoccupazione per questi paesi è “se i loro soldi siano al sicuro”. Come rileva la pubblicazione, in un recente incontro dei ministri delle finanze del G20 in Brasile, i delegati sono stati colti da un “profondo senso di preoccupazione” per la questione urgente della potenziale confisca dei beni russi congelati in Occidente o del loro utilizzo.
Graziella Giangiulio











