Come fanno i profughi dalla Siria ad arrivare in Europa? Quanto costa un viaggio? A chi si paga?

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ITALIA – Roma. 22/08/16. Pubblichiamo oggi un’intervista, parte del libro: Daesh Matrix , di prossima uscita, edito da Agc Communication. Come fanno i profughi dalla Siria ad arrivare in Europa? Quanto costa un viaggio? A chi si paga?

Lo abbiamo chiesto a “Mohammed”, nome di fantasia, ragazzo di 25 anni che ha lasciato Damasco lo scorso ottobre per raggiungere il fratello che sta in Italia. Prima di scegliere la via dell’illegalità ha provato con la via della legalità. Il fratello ha, infatti, fatto domanda presso le autorità competenti per il ricongiungimento familiare che è stato negato. A quel punto Mohammed ha parlato con il fratello, e ha chiesto i soldi per partire in maniera illegale. La situazione a Damasco si stava lentamente deteriorando, l’unico a lavorare era il padre che percepisce uno stipendio governativo di 75 euro al mese. Lui studente e la sorella minorenne e la madre sono a casa. I costi dei beni sono lievitati, ci ha spiegato, fino a diventare pari a quelli italiani. Si mangia pane, cipolla e legumi, un chilo di carne al mese per tutta la famiglia. L’unica via per aiutare la famiglia è partire e trovare un lavoro. Il fratello è arrivato in Italia in tempi non sospetti con una borsa di studio e lavora come traduttore. Anche la cognata lavora, ma poco perché ha due figli piccoli. Male che vada Mohammed può fare il baby sitter e consentirle di lavorare tutto il giorno. Anche lei è araba, palestinese, e lavora presso un albergo. Sono regolari con permesso di soggiorno e hanno la residenza. Pagano un regolare affitto e le tasse allo Stato italiano. Così Mohammed si organizza per il suo viaggio della speranza. 

Quando hai deciso di partire e perché? 

Era il mese di ottobre, il 9 per l’esattezza, del 2015. La situazione peggiorava ed economicamente era difficile vivere. Oltre alla mia famiglia, 4 persone, c’era quella di mia sorella sono in tre e l’unico a lavorare è papà. Dopo aver provato a chiedere il ricongiungimento che ci è stato negato ho deciso di fare il viaggio via mare. 

Ma non vedevi i morti sulle spiagge della Grecia? Non sapevi che il viaggio era difficile? 

A Damasco ci sono persone che fanno questo mestiere e ti dicono che il viaggio è semplice e che i morti sulle spiagge sono quelli che hanno voluto fare il viaggio soli senza il “Muharrib”. Mentre se segui tutte le istruzioni del “Muharrib” in 6 giorni da Damasco sei in Italia. 

Chi è il Muharrib? 

Il Muharrib è un siriano che organizza viaggi, vive in Turchia; ce ne sono tanti. Io mi sono affidato a uno di Damasco che conoscevo anche prima del viaggio. Il suo numero di telefono l’ho avuto da degli amici a Damasco 

Quindi il viaggio si organizza per telefono? 

Sì. Si fa tutto via cellulare. Quando l’ho chiamato mi ha detto quando partiva il viaggio per la Grecia e di farmi trovare a Smirne il tal giorno alla tale ora.

E quanto costa questo viaggio?  E come lo pagate? Contanti, bonifico bancario…

Il Muharrib si fa pagare in contanti a Smirne. 1000 dollari. Quindi noi dobbiamo trovare i dollari 

E da Damasco a Smirne come ci sei arrivato? 

È tutto organizzato ma regolare. Si va in agenzia viaggio e con 350 euro circa ti prenotano il pullman e il volo aereo. L’importante è avere con sé il passaporto. 

Ma organizza il Muharrib o l’agenzia lavora per conto proprio? 

Non so se il Muharrib è collegato con le agenzie di viaggio, ma si pagano separatamente. L’agenzia è regolare, legale

In che senso è legale. Le autorità non vi fermano? Non controllano? 

Assolutamente no. È una rete di contatti la polizia non è mai intervenuta e non interviene. Quelli dell’agenzia ti danno appuntamento alla tal ora, nel tal posto, e si viaggia di notte. Ho viaggiato sempre di notte

A che ora siete partiti da Damasco? E a che ora siete arrivati a Beirut? 

Siamo partiti da Damasco a mezzanotte e siamo arrivati all’aeroporto di Beirut alle 6 del mattino. Abbiamo aspettato fino alle 18.00 e poi, con un volo charter, siamo arrivati a Smirne alle 20.00

E poi che è successo? 

In aereo ho incontrato una vicina che stava andando a Smirne dal figlio che aveva contattato con un altro Muharrib e mi ha detto che se volevo potevo dormire con loro nella casa dei figli e così ho fatto. Abbiamo preso un taxi che ci ha portato a casa dei suoi figli. La polizia ci ha accompagnato al Taxi.

Quindi hai cambiato Muharrib? 

In realtà no. O meglio ci ho provato ma questo diceva una cosa poi un’altra, non mi sono fidato, mi sembrava una truffa, rimandava sempre la partenza. Mi sono fatto ridare i soldi e ho chiamato il primo Muharrib. Mi ha sistemato in un albergo per una notte e poi mi ha dato appuntamento per il giorno dopo a mezzogiorno, in una piazza vicino all’hotel. 

E in hotel eri solo o c’erano altri profughi?

Si può dire che era un hotel per profughi. Alle 12 sono andato alla piazza e li c’erano altre 24 persone. Eravamo 25 adulti e 10 bambini di cui uno di 3 mesi

Come ti sentivi e che tipo era il Muharrib? Come hai proseguito il viaggio? 

Ero molto spaventato, nessuno era mai chiaro e il Muahrrib dopo che ha preso i soldi, è sparito. Alle 17.00 ci hanno caricato su delle auto e abbiamo viaggiato per tre ore fino a un punto isolato sulla costa.

Chi erano i vostri accompagnatori? Ancora siriani? turchi? 

Siriani, no. Erano per lo più curdi. Erano molto rudi e non parlavano con nessuno e non davano spiegazioni. Erano violenti e se provavi a fare qualcosa di diverso da quello che loro dicevano ti minacciavano.

Deve essere stata molto dura. Mohammed ci racconti la traversata? 

Da quel punto della costa è arrivato un altro van, per 10 persone ma ci hanno caricato tutti e 35. Lì abbiamo capito che le cose si sarebbero complicate e che non c’era nessuno che ci poteva aiutare. Non si poteva tornare indietro e dovevamo per forza andare avanti. Eravamo preoccupati tutti per i bambini

Scusa se torno agli autisti ma è importante per capire come viene gestito il “traffico di esseri umani”. Mi stai dicendo che a ogni cambio di mezzo c’erano nuove persone? Quanto tempo hai, avete trascorso sul Van? 

Sì; a ogni tratto di strada persone nuove ed erano sempre più aggressive. Ci abbiamo impiegato altre tre ore. Siamo arrivati in un altro punto della costa molto isolato alle 23 circa. Nel frattempo ci hanno fatto indossare dei giubbotti salvagente

Mi sembra di capire che oramai ci siamo. Vi siete imbarcati subito? 

Più che imbarcati direi ci hanno gettati.

Che significa? 

Degli uomini con le mute ci hanno buttato, in senso letterale, sul gommone il “Belim” era molto piccolo. Hanno buttato a mare tutti i beni e bagagli. Sono potute salire a bordo solo le persone

Terribile. Chi guidava il gommone? 

Per fortuna a bordo c’era un uomo di Latakia che sapeva guidare questo tipo di imbarcazione. Ci hanno dato anche una tanica di benzina

Ma era uno dell’organizzazione o no? 

Non saprei, era con noi da Smirne e con lui c’era anche la sua famiglia senza di lui non saremmo mai arrivati

Arrivati dove? Che tipo di viaggio è stato?  

Ci hanno detto la direzione, e il nostro compagno di viaggio ha guidato nel buio più completo. Sapevano che dall’altra parte c’era l’isola di Kos. Se avessimo acceso le luci la polizia turca ci avrebbe sparato al gommone. E nessuno ci avrebbe soccorso in mare. Ci hanno detto che questi sono gli ordini che hanno. Ho avuto molta paura. Era buio completo. Eravamo tanti e il gommone era piccolo, in più c’erano le onde. Il momento più critico è stato quando è finita la benzina. Avevamo la tanica e abbiamo dovuto rimboccare al buio. Un’operazione complicata. Ma alle prime luci siamo arrivati sulle rive dell’isola di Kos eravamo stanchi morti ma vivi. Non c’era nulla attorno solo una chiesa in lontananza e quindi ci siamo diretti lì con la speranza che arrivassero i fedeli per la messa e potessero aiutarci.

Ed è stato così? Che fine ha fatto il gommone e che giorno era quando siete arrivati?

Siamo arrivati di sabato mattina presto. L’autista ha distrutto il gommone. Le persone sono state eccezionali. I privati ci hanno preparato da mangiare dato vestiti asciutti e ci hanno accompagnato al centro della cittadina. Hanno chiamato la polizia greca. Che a differenza di quella turca è stata molto buona. Ci hanno messo su un bus e ci hanno portato al campo 

Ci parli del campo profughi? Quanto tempo siete rimasti? 

Parlare di campo profughi è un po’ esagerato

In che senso? 

Perché si tratta di un campo, dove all’ingresso c’è scritto campo profughi. Non ci sono baracche, tende, non c’è nulla è un campo sui monti. Comunque il bus è arrivato alle 15.00 al campo. Lì ci hanno preso le impronte digitali e ci hanno detto che ci avrebbero dato un foglio di via che ci avrebbe permesso di continuare il nostro viaggio l’importante è che fosse fuori dalla Grecia. Siamo rimasti lì tre notti, abbiamo dormito per terra, sulla roccia, faceva molto freddo, ci hanno dato una coperta e le organizzazioni internazionali ci hanno dato dei panini per tutti e tre i giorni.

Quali organizzazioni internazionali c’erano? Vi hanno confiscato il passaporto come fanno in altri Paesi? Di che nazionalità erano i profughi? 

C’erano le Nazioni Unite e la Croce Rossa. Il passaporto io l’ho sempre tenuto con me. Eravamo di diverse nazionalità, in realtà di siriani ce ne erano pochi erano per lo più afghani e iracheni. Qualche tunisino. 

Quindi siete rimasti tre giorni, a dormire per terra? Perché siete rimasti lì?

Aspettavamo il foglio di via delle autorità greche. Senza quello non potevamo circolare. Non appena ce lo hanno dato siamo scappati dal campo. Ci hanno dato un numero di Taxi e con quello siamo arrivati in un paese. Nel frattempo avevo fatto amicizia con un altro ragazzo di Damasco, una madre venuta sola, e una famiglia. Da quel momento in poi noi cinque, anche per motivi di soldi abbiamo sempre viaggiato insieme. 

Soldi? Spiegaci

Più soldi hai prima arrivi a destinazione. Bisogna pagare tutti

Anche la polizia? 

Noi non l’abbiamo mai pagata, ma si pagano i taxi, i treni, gli hotel; tutti posti dove vieni accompagnato dalla polizia. Non so se ci sono coinvolgimenti diretti ma di certo loro sanno.

Come avete continuato il viaggio? In che lingua parlavi? 

Io parlo inglese e quindi sono riuscito a farmi capire. In paese ci siamo fermati in una caffetteria gestita da un arabo, il quale ci ha detto che se volevano le donne e i bambini potevano dormire in soffitta. Sempre lì abbiamo appreso che si poteva arrivare a Salonicco in aereo se avevamo i passaporti, era un aereo piccolo, per voli interni. Se non avevi il passaporto, c’era la nave. Dopo aver dormito in paese abbiamo preso l’aereo, 100 euro a testa, e siamo arrivati a Salonicco. La polizia ci ha prelevato, appena scesi dall’aereo e ci ha portato fuori dall’aeroporto mettendoci su un Taxi, che con 30 euro a testa ci poteva portare al confine con la Macedonia

Ma voi dove volevate arrivare esattamente?  

Io in Italia, la madre e l’altro ragazzo avevano familiari in Germania e il nucleo famigliare aveva un fratello di lui in Svezia.

Il taxi vi ha lasciato al confine? Sai dirmi dove? 

Non ci ha lasciato sul confine, ma in una stazione ferroviaria abbandonata ci ha indicato la strada da fare a piedi per arrivare ad un altro campo profughi da dove ci avrebbero messo su un treno che ci avrebbe portato in Macedonia. Non so dove eravamo. Non abbiamo fatto strade principali, solo strade secondarie. E molti tratti in notturna. Di giorno si stava ai campi profughi o in attesa della partenza. 

Quanto tempo avete camminato? 

Abbiamo camminato per un’ora. E abbiamo trovato il campo profughi. In questo campo c’erano 5.000 persone che aspettavano i treni. Ci siamo informati e se pagavamo il biglietto di 25 euro potevamo salire. Chi non aveva soldi doveva aspettare. Abbiamo pagato.

Chi avete pagato? Il campo era ancora in territorio greco?  

Abbiamo pagato uomini in divisa blu, direttamente sul vagone del treno. Ce ne era uno su ogni vagone e se non pagavi in contanti, non ti faceva salire. Sì Eravamo ancora sul territorio greco

GG Noi dall’italia abbiamo visto immagini violente da parte della polizia dell’Europa dell’Est anche voi avete avuto problemi? 

A parte la polizia greca, le altre sono state molto dure e aggressive, in ogni Paese che abbiamo attraversato.

Il treno portava ai confini macedoni e da lì dove siete andati? 

In realtà dove ci hanno portato

Che significa? 

Eravamo sotto stretta sorveglianza, la polizia ci accompagnava passo passo. Il treno ci avrebbe fatto attraversare tutta la Macedonia verso il nord, anche in questo caso non sapevamo esattamente dove eravamo. Non c’erano cartelli. Dopo 5 ore ci hanno fatto scendere. La popolazione locale, musulmani, ci hanno preparato da mangiare e ce lo hanno dato. Gente meravigliosa. Scesi dal treno ci hanno portato in pullman, un’ora di viaggio, in un altro campo profughi. Dove siamo rimasti 5 ore per l’identificazione e siccome avevamo tutti e 5 il passaporto ci hanno detto che se volevamo con 25 euro e 6 ore di viaggio ci avrebbero portato al confine con la Croazia.  Li c’era la Croce Rossa che ci ha dato della frutta del pane. 

Ed è andata così siete arrivati in Croazia? 

Non lo so. So solo che la polizia ci ha fatto scendere e camminare, loro con noi, di notte. Come se la popolazione locale non dovesse vederci; abbiamo camminato non mi ricordo per quanto. Ci hanno detto che ci avrebbero accompagnato al confine con la Slovenia

Cosa è successo in quelle ore? Mi hai detto che sono spariti dei bambini è vero? 

Non solo in quelle ore sono scomparsi dei bambini. Non persi, ma rapiti. In tutti i campi profughi spariscono bambini. Soprattutto se la famiglia è numerosa, basta girarsi un attimo e i bambini spariscono. Non si sa che fine abbiano fatto. La polizia stessa consiglia ai genitori di legarli a loro durante il soggiorno e il cammino. E così abbiamo fatto. Con uno spago abbiamo legato la figlia della famiglia che era con noi al padre e al buio abbiamo camminato tutti insieme. Ma che fine fanno quei bambini?

Non lo so. E sinceramente ammetto che è la prima volta che lo sento dire. Tutto ciò è davvero terribile. Te la senti di dirmi come avete proseguito? 

Sì. Siamo arrivati in Slovenia in un campo militare, ci hanno perquisiti uno a uno. Ci hanno detto che sarebbero arrivati dei bus che ci avrebbero portato da sud verso nord. Al confine con l’Austria. Siamo rimasti al campo per 4 ore poi sono arrivati i bus che scortati dalla polizia ci hanno portato la confine con l’Austria. Anche qui eravamo in un aeroporto militare siamo rimasti per altre 6 ore. Con la polizia c’erano quelli delle Nazioni Unite. Al campo c’erano 50.000 persone. Ma da quel campo non volevano farci passare non si poteva attraversare il confine. Ad un certo punto tutti e 50.000 ci siamo messi in marcia verso l’Austria. La polizia perseguiva chiunque si avvicinasse a noi. E ha impedito alla popolazione locale di aiutarci. Abbiamo camminatore 7 ore. Senza sapere dove stavamo andando. Forse dopo la traversata questo è stato il momento più brutto. Anche perché una volta passati i confini quei pochi austriaci che ci hanno avvicinato ci hanno sconsigliato di salire sui van neri. Perché c’era il rischio di finire in mano ai trafficanti di organi. Noi cinque in prossimità di un piccolo paese ci siamo staccati dalla massa e li, grazie all’aiuto di una famiglia che ci ha dato da mangiare e ci ha chiamato un taxi siamo partiti alla volta di Vienna. 

Naturalmente pagando…

Sì era un taxi privato ha voluto 100 euro a persona e in 3.30 ore siamo arrivati a Vienna 

E in Italia come ci sei arrivato? 

A Vienna c’era mio fratello, avendo io il passaporto ed essendo lui regolarmente in Italia abbiamo preso un bus che fa Vienna – Milano

E come ti trovi in Italia ora? Consiglieresti a qualcuno di lasciare la Siria via mare? 

Sarò sempre grato a questo Paese. Dal 20 ottobre sono qua, e ho fatto il baby sitter ai miei due nipoti, così mia cognata ha potuto riprendere a tempo pieno in albergo. Questo ci ha permesso di mandare soldi in Siria per aiutare la nostra famiglia a Damasco. Senza quei soldi non so se sarebbero sopravvissuti. Non c’è lavoro e lo stipendio di mio padre è  davvero basso. Sono in attesa del permesso di soggiorno dopo di che rientrerò in Siria. Perché quella è casa mia e mi manca.

Ma non hai paura? Che Damasco troverai? 

Sì. Molta paura. Ma mi manca tutto. E voglio tornare. La mia casa in realtà è stata confiscata dal governo Assad perché si trova nella città di Ghouta. Il nostro quartiere è stato completamente sequestrato e serve come barriera e postazione per gli uomini di Assad contro i ribelli. Così la gente è sfollata a Damasco città. Noi siamo ospiti della nonna. I miei familiari mi hanno detto che Damasco oramai è una città sciita

Spiegaci …

Damasco era famosa per essere una città sunnita. Con poche famiglie sciite, iraniane, arrivate quando la famiglia Assad, padre, aveva cacciato le famiglie di religione ebraica. Ora invece, Hezbollah ha comprato, anche a caro prezzo, interi quartieri. Con l’arrivo delle bombe, molti damasceni volevano andarsene e quindi Hezbollah, in Siria per combattere con Assad, ha comprato tutto quello che era in vendita. Non solo, i figli delle famiglie sciite sono stati invitati a combattere per Assad in cambio di stipendi altissimi. E così le famiglie sciite di Damasco stanno diventando molto ricche. Perché anche se il figlio muore gli vengono dati sussidi mensili. E quelli della guerra sono gli unici soldi che circolano. Per il resto non c’è lavoro.