CyberLaw: accesso gratuito alla rete

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ITALIA – Catania. 26/07/13. Inserire l’accesso alla Rete tra i principi fondamentali della Costituzione Italiana e del Trattato sull’Ue per promuovere l’uguaglianza digitale e ridurre l’esclusione sociale che deriva dal digital divide: è l’idea di Angelo Alù, giurista, neolaureato in Giurisprudenza a Catania proprio con una tesi sperimentale dal titolo “Cyberlaw e Uguaglianza digitale. Riconoscimento del diritto di accesso ad Internet”.

Alù in cui ipotizza appunto «una soluzione normativa per intervenire tecnicamente sulla legislazione ordinaria mediante la configurazione di inderogabili parametri normativi diretti a garantire l’accesso ad Internet da qualificarsi in termini di diritto fondamentale», elaborando in tal senso nell’ambito delle conclusioni finali della tesi due nuovi articoli recanti norme per il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet in Costituzione e nel TUE (nuovo art. 3-bis Cost. e nuovo art. 3-bis TUE).

«A partire dal progetto di ricerca della mia tesi di laurea – afferma Alù – ho predisposto un Manifesto ufficiale di presentazione avente ad oggetto le nuove norme elaborate (nuovo art. 3-bis Cost. e nuovo art. 3-bis TUE per il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet), sottoscritto da diversi docenti universitari, accademici, esperti e uomini e donne di cultura. La mia mission è quella di promuovere una nuova visione di politica legislativa finalizzata a diffondere un reale processo di alfabetizzazione informatica e rimuovere il fenomeno del digital divide esistente, mediante un progetto che mira a focalizzare i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie digitali nella società europea contemporanea. Un’iniziativa realizzata grazie al supporto e al sostegno di esperti, nata dopo due anni di studio e ricerche riguardanti vari temi connessi ad Internet, da cui è emersa la necessità di attribuire al tema dell’accesso alla Rete la qualificazione giuridica di diritto fondamentale da riconoscersi mediante un nuovo, innovativo e creativo intervento normativo».

«Gli articoli del Manifesto che ho elaborato – prosegue Alù nel suo Manifesto – sono diretti ad ampliare la sfera dei diritti fondamentali riconosciuti nell’ambito dell’ordinamento giuridico italiano e dell’Ue in maniera tale da garantire l’accesso alla Rete Internet, dal momento che l’evoluzione di Internet dimostra che esso sta profondamente cambiando la società nel suo complesso, rivoluzionando l’economia e la politica. Internet, infatti, rappresenta uno strumento indispensabile per promuovere efficaci iniziative democratiche e per favorire il dibattito politico, uno strumento fondamentale per esercitare la libertà di espressione, per realizzare attività commerciali, per diffondere il valore primario della conoscenza e in generale per garantire l’esercizio effettivo e regolare di rilevanti diritti individuali/collettivi configurabili online. Internet rappresenta una straordinaria opportunità per rafforzare la cittadinanza attiva e la partecipazione dei cittadini alla vita politica e istituzionale al punto tale da richiedere la costruzione di un nuovo e innovativo quadro giuridico dei diritti fondamentali».

Secondo i dati del Rapporto “Banda Larga e Reti di Nuova Generazione”, allo stato attuale il 4,8% della popolazione italiana (circa 2,9 milioni di cittadini) si trova in una situazione di digital divide assoluto: una percentuale particolarmente significativa di individui non è, dunque, nelle condizioni di accedere alla Rete Internet e non può fruire dei servizi telematici disponibili online, con gravi conseguenze negative che alimentano le nuove diseguaglianze sociali, confermando i rischi di esclusione digitale attualmente esistenti.

Inoltre, secondo il rapporto Akamai “InternetQuarterly”, nel primo trimestre 2013 nella classifica europea che monitora la velocità media di connessione ad Internet la Svizzera registra la maggiore velocità di connessione media (10.1 Mbps); al secondo posto del podio i Paesi Bassi (con 9.9 Mbps, in crescita del 10% rispetto al trimestre precedente).

Ottimi i risultati conseguiti da Svezia (8.9 Mbps), Danimarca (8.2 Mbps) e Austria (7.9 Mbps): tre Paesi la cui velocità di connessione media è aumentata di oltre il 10% rispetto al trimestre precedente. In Italia, la velocità media di connessione nel primo trimestre 2013 si attesta sui 4.4 Mbps. Il picco medio di velocità di connessione raggiunto nel nostro Paese è pari a 21.8 Mbps. Si tratta del picco più basso di tutta Europa, con evidenti segni di digital divide tra gli Stati membri dell’Unione europea.

«Da qui la necessità di proporre, a livello italiano ed europeo, due nuovi articoli per qualificare l’accesso alla Rete come diritto fondamentale, anziché continuare ad emanare direttive comunitarie in materia soggette al discrezionale recepimento Italia, o affidare direttamente alle valutazioni del legislatore ordinario un simile intervento: le soluzioni normative a livello di legislazione ordinaria non bastano a garantire questo diritto, bisogna configurarlo nell’ambito dei valori universali e inderogabili dell’ordinamento giuridico, con strumenti che possano orientare e vincolare concretamente l’attività normativa del legislatore. È questa la ratio dei due nuovi articoli elaborati: in particolare, un nuovo articolo 3-bis Cost. (“Diritto di accesso ad Internet e Uguaglianza digitale”) e un nuovo art. 3-bis TUE (“Diritto di accesso ad Internet nella Società europea dell’Informazione”) per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e promuovere una nuova visione di politica legislativa. Il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet nell’ambito dei principi fondamentali potrebbe favorire lo sviluppo di sistemi di connessione ad alta velocità (tramite tecnologia a banda larga, in fibra ottica e mediante il sistema di Next Generation Networking) affinché lo Stato estenda diffusamente su tutto il territorio nazionale la banda larga per assicurare l’effettivo utilizzo delle nuove tecnologie e rimuovere il digital divide. In questo modo si avrebbe un’effettiva inclusione della persona al processo sociale e politico che si realizza con l’avvento della Rete Internet per favorire la partecipazione attiva dei cittadini alla società dell’informazione, riducendo al minimo i rischi di digital divide, portatore di gravi forme attuali di diseguaglianze sociali».

«Lo scorso 8 maggio 2013 ho organizzato un primo convegno di lancio dell’iniziativa a Catania, coinvolgendo accademici, giornalisti e personalità del settore. Contestualmente sto segnalando la mia iniziativa all’attenzione delle competenti autorità istituzionali nazionali ed europee per stimolare un dibattito globale in relazione al tema in esame».

«In tal senso – aggiunge Alù – ho ricevuto un’e-mail da parte delle istituzioni europee (in particolare dallo staff della Vice Presidente Neelie Kroes – Direzione Generale delle Reti di Comunicazione, dei contenuti e delle tecnologie della Commissione europea) in cui vengo incoraggiato a proseguire il mio impegno e il mio lavoro di ricerca, ricevendo gratificanti complimenti per l’iniziativa intrapresa. Inoltre, in data 10 luglio 2013 ho ricevuto una lettera ufficiale da parte del Direttore Generale dell’Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo in cui mi viene comunicato che la mia proposta di introduzione di un nuovo articolo 3-bis TUE recante norme per il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali dell’ordinamento europeo è stata ufficialmente iscritta nel ruolo generale delle petizioni con il numero prot. 0755/2013 con conseguente avvio ufficiale dell’iter di esame della mia proposta normativa: comincia il vero e proprio iter di esame in base al quale la Commissione per le petizioni del Parlamento europeo procederà a pronunciarsi sulla ricevibilità e sul merito della mia proposta di introduzione di un nuovo articolo da inserire nel Trattato».

«In ogni caso – conclude Alù – continuerò a sostenere e promuovere il mio progetto, consapevole del fatto che soprattutto nel territorio in cui vivo sono evidenti le condizioni di arretratezza tecnologica con inevitabili ripercussioni negative dal punto di vista sociale, politico, economico e culturale. Per tale ragione ho attivato un apposito sito web: www.dirittodiaccesso.eu che consente di sottoscrivere il Manifesto anche online e predispone spazi di riflessione e dibattito diretti a diffondere importanti approfondimenti ed esperienze condivise in materia».