Presto le Cyberfrontiers?

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ITALIA – Roma 01/12/2014. Anche se non ci sono confini fisici nel cyberspazio, questo non comporta che non ci sono controlli alle frontiere.

Nella Rete non esiste alcuna potenza mondiale anche se tutta la tecnologia iniziale era collocata negli States ed oggi le più grandi società del settore sono made in Usa, gli States non sono la potenza egemone della Rete. Russia e Cina sono intenzionate a firmare un trattato di collaborazione sulla cyber-sicurezza per «opporsi all’uso della It e di Internet teso a interferire negli affari interni degli stati indipendenti». Allo stesso modo, il Brasile, dopo l’affaire Snowden, si sta attrezzando per proteggere le comunicazioni attraverso proprie reti digitali via satellite per porre fine alla sua dipendenza dagli Stati Uniti, accusati di spiare la regione. In Europa, lo scandalo seguito alle rivelazioni di Edward Snowden, hanno portato la Germania a mettere in discussione lo status quo. In generale, ci sono due ragioni principali per cui gli Stati vogliono controllare Internet: difendersi da minacce estranee e difendersi dall’operato di “addetti ai lavori”. Il caso Snowden ha dimostrato che la Nsa controlla la maggior parte del traffico Internet; le forze dell’ordine e sicurezza degli Stati Uniti possono richiedere alle società statunitensi del settore etti i dati immaginabili, anche quando sono memorizzati all’estero (come nel caso dei server Microsoft in Irlanda). Stessa cosa fangosi alleati Usa con il Regno Unito. Per la Russia e la Cina, la minaccia esterna è percepita in maniera più acuta, dato che entrambi i paesi hanno al loro interno conflitti regionali. Ci sono stati, ad esempio, attacchi informatici, in entrambe le direzioni, tra la Russia e l’Ucraina, con la Cina nel mezzo che spia i cittadini che utilizzano connessioni crittografate.