CUBA. Soldati di L’Avana a Minsk e in Ucraina

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In una recente conferenza, Orlando Gutierrez-Boronat, portavoce della Direzione democratica cubana, ha fatto un annuncio piuttosto sorprendente: il governo cubano ha firmato qualche settimana fa un accordo con le sue controparti in Bielorussia per l’invio di truppe delle forze speciali in quest’ultimo Paese, apparentemente come dimostrazione di solidarietà con uno dei principali alleati di Vladimir Putin nella sua “operazione militare speciale” in Ucraina.

Secondo l’agenzia ufficiale bielorussia, Belta, giovedì scorso il capo del Dipartimento della cooperazione militare internazionale e vice ministro della Difesa per la cooperazione militare internazionale, Valery Revenko, «si è incontrato con l’addetto militare, navale e aereo presso l’ambasciata cubana in Russia e Bielorussia, il colonnello Mónica Milian Gómez (…) Le parti hanno discusso del rafforzamento delle relazioni di partenariato reciprocamente vantaggiose tra i ministeri della Difesa di Bielorussia e Cuba». In precedenza, lo scorso marzo il segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Nikolai Patrushev, ha visitato Cuba e incontrato i capi delle Forze Armate Rivoluzionarie e del ministero degli Interni, oltre a Miguel Díaz-Canel e Raúl Castro, riporta Warrior Maven.

«Questo tipo di incontro ha reso evidente che la collaborazione tra Mosca e L’Avana, e ora con Minsk, oltre a quella esistente da tempo con la Cina, è apertamente finalizzata alla sfera repressiva», ha detto Gutierrez-Boronat.

L’annuncio non specificava il numero di truppe che Cuba avrebbe inviato, se sarebbero state coinvolte forze convenzionali e o forze speciali, o quale o quali rami specifici delle Forze Armate cubane avrebbero partecipato.

Naturalmente, i funzionari cubani e bielorussi hanno opportunamente omesso qualsiasi riferimento alla possibilità che le forze di uno dei due Paesi si possano unire direttamente e tardivamente all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.

Stando a quanto riporta poi Cbc News, soldati cubani sono stati avvistati mentre combattevano a fianco delle truppe russe e del Gruppo Wagner in Ucraina.

La Russia afferma che si sono uniti come volontari e non fanno parte dell’esercito cubano.

Negli ultimi mesi, poi, decine di funzionari russi si sono recati a Cuba.

La scorsa settimana, il presidente cubano Miguel Diaz-Canel ha rilasciato una intervista alla versione in lingua spagnola di Russia Today per ribadire il sostegno “incondizionato” di Cuba alla Russia: «Condanniamo e non accettiamo l’espansione della NATO ai confini della Russia», ha dichiarato.

Ma sono state le forze armate regolari di Cuba a firmare questo mese un accordo per addestrare le truppe in Bielorussia, stretto alleato di Mosca.

I russi arrivano a l’Avana mentre Cuba affronta la peggiore crisi economica dalla fine delle sovvenzioni sovietiche nel 1991.

La produzione agricola cubana è crollata e ora il Paese deve importare l’80% dei suoi prodotti alimentari. Ma la pandemia ha ridotto il flusso di turisti che portavano valuta forte di cui Cuba ha bisogno per acquistare cibo all’estero. L’inasprimento delle restrizioni voluto dal Presidente Donald Trump sulle rimesse statunitensi a Cuba ha ulteriormente ridotto le riserve del governo cubano.

Nelle ultime settimane, oligarchi russi hanno firmato accordi con L’Avana che coprono un’ampia gamma di interessi commerciali: fornitura di grano a Cuba; investimenti nell’industria dello zucchero e del rum; rivitalizzazione dei porti, delle infrastrutture urbane e degli hotel. La Russia ha accettato di contribuire al riavvio dell’industria siderurgica cubana e, cosa più importante, di rifornire il Paese di petrolio.

Cuba si è quindi astenuta dallo storico voto del 2 marzo delle Nazioni Unite che ha visto 141 Paesi condannare l’invasione russa. In autunno è passata a una posizione più apertamente filorussa, votando con la Russia e altri cinque Paesi per impedire al Presidente ucraino Volodomyr Zelenskyy di rivolgersi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sostenendo l’annessione russa di quattro regioni dell’Ucraina e votando contro una mozione che chiedeva alla Russia di pagare risarcimenti all’Ucraina.

Sempre in autunno, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha iniziato a parlare pubblicamente di uno scenario simile alla crisi dei missili di Cuba del 1962.

Nessuno crede che la Russia stia davvero cercando di iniziare una guerra con gli Stati Uniti; forse sta invece cercando di trovare una via d’uscita per salvare la faccia.

Cuba ha un valore simbolico, soprattutto per un leader come Putin che fa leva sulla nostalgia dell’era sovietica; la Russia potrebbe anche usare Cuba come merce di scambio per convincere la Nato a negare l’adesione all’Ucraina o per fare pressione sull’alleanza affinché ritiri le sue forze dal confine russo.

Antonio Albanese

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