
Oppenheimer di C. Nolan, senza il fratello J. Nolan, regge ancor meno del già debole Tenet. E pensare che bastavano 10’ per capire come non beccarsi 3 ore di noia.
Oppenheimer viene incensato dalla critica perché i critici non conoscevano la storia di “Oppi”. E così la platea. Ma la sua storia è nota e alcuni video sono di dominio pubblico da anni.
Il soggetto è la forza del film. Nolan lo ha rispettato in tutto. Sono i critici che nel loro stupirsi rivelano di non conoscere la storia. Si emozionano nel vedere che c’entra anche Einstein.
Dopo tanti grandissimi film, Nolan ne firma uno senza invenzioni visive e narrative, ben presenti fino a Dunkirk, un capolavoro rispetto a questo, e persino in Tenet. Ma JFK di Oliver Stone, 32 anni dopo, è ancora avanti anni luce. Un altro mondo creativo.
Oppenheimer ha il gusto di un film di propaganda.
Assolviamo gli americani per aver sganciato le bombe è grazie solo a questo che abbiamo avuto 80 anni di pace e grazie per il vostro pentimento perché Enrico Fermi invece era uno scienziato pazzo e i veri bastardi sono le spie dei sovietici.
Siamo sempre lì. Come al solito l’immaginario USA si autoassolve grazie a innesti di controcultura, in questo caso comunista. Il comunismo americano ai tempi di Mc Carthy.
La morale del film è questa: noi americani abbiamo dovuto buttare le bombe. Non solo: ringraziateci perché lo abbiamo fatto, ma sappiate anche che l’Eroe americano è contro il sistema americano e se sbaglia è perché Egli è un puro, un ingenuo.
Ad un certo punto un soldato cinico e determinato dice: «Parla sennò ti faccio il trattamento russo» (non sovietico, a quei tempi la Russia come è oggi non esisteva).
E il generale buono dice: «Oppi, fai in modo che non esploda la Terra!» (un mix involontario da blockbuster tra Apocalypse Now, Watchmen e Il Dottor Stranamore).
Il film di Nolan ci racconta, cosa ben nota, che tutta la fisica del ’900 è frutto di menti di ebrei visionari e razionali. Al contempo insiste sulla mistica Hindu: «Sono diventato Morte, sono il distruttore di mondi…». Siamo all’ABC, ma i nostri critici, sempre emozionati, possono citare la Bhagavadgita. O forse, cosa sempre possibile, hanno semplicemente fatto copia-incolla del plico promozionale del film.
Ill film è senza anima. È una lezione di sapienza cinematografica con grandi attori, grande fotografia, grande cura nei dettagli. Ma non è grande cinema e non verrà ricordato. Non è complesso, è noioso.
Quando “Oppi” di fronte a Truman dice: «Ridate Los Alamos agli indiani» non ho retto oltre e sono uscito dalla sala. Oliver Stone ci avrebbe messo almeno un fotogramma di John Wayne mentre spara agli indiani cattivi. Ma dai racconti di chi è rimasto in sala, e persino dalle entusiastiche critiche della critica unita, mi è chiaro che negli ultimi 40’ di film non mi sono perso niente.
Riccardo Mazzon