
«Il Kosovo è stato preso di forza e tolto alla Serbia. Noi e la comunità internazionale l’abbiamo fatto»: queste le parole del presidente croato Zoran Milanović, secondo cui nei confronti della Serbia sarebbe stato violato il diritto internazionale. A rendere la dichiarazione ancora più controversa, Milanović ha aggiunto che questa violazione sarebbe del tutto paragonabile all’annessione russa della Crimea. E per il presidente croato, la penisola di Crimea non potrà mai ritornare sotto il controllo dell’Ucraina.
Secondo Milanović infatti questa prospettiva sarebbe irrealizzabile dopo il conflitto in corso.
Così il presidente croato ha commentato la decisione dei partner Nato di incrementare l’invio di armi all’Ucraina. Non è la prima volta che Milanović lancia affermazioni che mettono in imbarazzo il governo guidato da Andrej Plenković, leader dell’Unione democratica croata affiliata al Partito popolare europeo.
Le divisioni tra premier e presidente della Repubblica sono aumentate dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Milanović si è più volte espresso contro la linea dell’Alleanza atlantica, come quando lo scorso maggio dichiarò che Zagabria avrebbe dovuto porre un veto all’adesione di Svezia e Finlandia.
Immediata la presa di posizione di Kiev con le dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri Oleg Nikolenko, che ha condannato le osservazioni di Milanović contro l’integrità territoriale dell’Ucraina. Allo stesso tempo però Nikolenko ha anche riconosciuto il «sostegno incrollabile del governo croato agli ucraini nelle loro lotta contro l’aggressione russa».
Anche Kiev, quindi, fa una distinzione tra le affermazioni del capo dello Stato e la posizione del governo guidato da Plenković.
Da Belgrado invece arriva un apprezzamento nei confronti della presa di posizione di Mialnović sul Kosovo. A parlare è proprio il ministro degli Esteri Ivica Dačić, l’esponente del governo serbo più in linea con il Cremlino. E delle parole del presidente croato, Dačić ha proprio apprezzato il fatto che un capo di stato membro della Nato abbia finalmente riconosciuto che nei confronti della Serbia è stato violato il diritto internazionale.
Curiosamente le osservazioni di Milanović suonano per certi versi simili a una dichiarazione dello stesso Vladimir Putin, che ancora alla fine dello scorso aprile paragonò il Kosovo alle due regioni separatiste di Lugansk e Donetsk. In quel caso l’uscita del presidente russo altro non era che un monito nei confronti della Serbia: se Belgrado dovesse appoggiare la linea dei partner europei contro Mosca, perderebbe l’appoggio del Cremlino sul Kosovo. Parole che non hanno nulla a che fare con le affermazioni di Milanović, ma che ancora una volta dimostrano che quanto accade in Ucraina si riflette nei Balcani.
Claudio Comensoli