Simferopoli sfida l’islam radicale

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CRIMEA – Simferopoli. 27/06/14. La rivista Caucasian Knot ha organizzato un importante dibattito sul tema: “Islam in Crimea – si configurerà uno scenario caucasico?. In cui sono emerse le preoccupazioni degli studiosi in merito al fatto che la Criema potrebbe essere contaminata dall’estremismo radicale islamico.

I relatori hanno convenuto che, attualmente, non vi sono le condizioni per cui si possa ripetere uno scenario come quello del Caucaso del Nord ma che comunque vi saranno non pochi problemi nella gestione politica/sociale della Crimea da parte della Russia.

I musulmani sulla penisola sono molti e fino ad ora hanno goduto di una certa libertà di pensiero, parola espressione. Non vi sono gruppi “fuori legge” in ucraina come in Russia. Di conseguenza questo nuovo assetto politico per entrare a regime ha bisogno di tempo e dialogo.
I relatori presenti al convegno hanno riferito che: «la pressione dei musulmani da parte di funzionari di sicurezza li può portare alla radicalizzazione e singoli eventi di questo processo sono già evidenti sulla penisola».
Tra i relatori senior fellow presso il Center for Civilizational e Studi Regionali, Naima Neflyasheva secondo cui tra le sfide imminenti: «Vi è quella dell’integrazione dei musulmani di Crimea nella comunità islamica in Russia». Secondo la docente i musulmani del Caucaso del Nord sono la rappresentazione del modo complesso di diventare comunità. «L’assenza di dialogo, sfidando lo Stato e le tradizioni etniche, l’Islam è una risposta a una politica caucasica crisi sistemica». E quindi anche la Crimea avrà il «suo nuovo Islam».
Secondo Denis Brilev, Professore Associato, del Dipartimento dei Beni Culturali Università Pedagogica Nazionale intitolato a MP Drahomanova (Kiev): « La Crimea ha un forte sentimento nazionale pur appartenenti a diversi flussi. A livello domestico, è abbastanza diffusa la cooperazione tra le diverse interpretazioni dell’Islam. Oltre ad una parte considerevole di presenze in Crimea di organizzazioni vietate in Russia che giustamente ora temono ritorsioni e persecuzioni».
A testimonianza di ciò l’irruzione in una Madrasa, quella di Hafiz dove c’erano studenti e docenti, in cui la polizia russa ha arrestato il vicedirettore per poi rialasciarlo. Sotto Kiev i musulmani potevano leggere e divulgare ciò che volevano, non è così ora.
Secondo Elmira Muratov, Professore Associato Political Science Tauride National University, Vernadsky (Simferopol).
«I musulmani di Crimea non hanno alcuna esperienza di intervento diretto del governo nella vita della comunità musulmana, o di repressione per motivi religiosi, ecc. Non vi erano liste di “estremisti” in Ucraina. Molti musulmani della Crimea non hanno idea che i libri e opuscoli, che sono da lungo tempo nelle loro biblioteche di casa sono vietati e possono causare problemi con le forze dell’ordine. E questo lo si evince semplicemente visitando le moschee». proprio per questo se dovesse cominciare una repressione dovuta alle leggi russe i tartari della Crimea, anche contro la loro volontà potrebbero essere spinti ad azioni radicali. «Troppi di loro hanno calli dolorosi dovuti ai continuai tacchi nei loro confronti». Il nuovo governo, per molti di loro è effettivamente percepito come una umiliazione nazionale.
A sottolineare la preoccupazione per quanto potrebbe accadere in Crimea, Eider Bulatov, Direttore del Centro Scientifico di Studi Islamici della Crimea. Secondo cui: «Negli ultimi mesi, vi è un aumento dell’attività di alcuni gruppi islamici che stanno alzando il tono della protesta, destabilizzando la situazione in Crimea. Vi è stato un aumentato considerevolmente di produzione di materiale provocatorio, conferenze stampa pubbliche, dichiarazioni e sermoni per incitare sentimenti anti-islamici nella società». E come se non bastasse: «Le moschee della Crimea sono frequentate dai concorrenti missionari musulmani dalla Russia, che rappresentano diverse muftiats e tendenze ideologiche che si accusano reciprocamente di scisma e di estremismo e loro influenza aggrava il potenziale di conflitto in Crimea». Il problema secondo los tedioso non sono tanto i tatari che da sempre proclamano la non violenza. La preoccupazione semmai deve nascere: «Dai diversi gruppi etnici (come la Fratellanza Musulmana o wahhabita) che si possono radicalizzare sul territorio, ed essendo musulmani osservanti provocare a qualche azione».
La soluzione secondo gli studiosi sta in un incontro e dialogo tra Chiesa e Stato «volti ad adeguare le organizzazioni musulmane di Crimea alle nuove condizioni delle attività sotto l’attuale legislazione russa».
Più positivo è l’analista politico russo, Vladimir Novikov, secondo cui: «Abbiamo bisogno di tagliare quei gruppi di musulmani russi, che possono influenzare la Crimea nella direzione del loro radicalizzazione. Ancora una volta, ripeto, non può essere consentita la radicalizzazione e il liberalismo, senza regole, e faremo di tutto per impedire che questo avvenga in Crimea».
Anche se tutti escludono un altro Daghestan o un’altra Inguscezia, nessun professore se l’è sentita di dire che nonni sono pericoli di contaminazioni vista l’instabilità politica attuale e la vicinanza geografica con queste aree calde del Caucaso del Nord.